È di pochi giorni fa la notizia che la Federazione delle scuole private del Pakistan ha bandito il libro “Io sono Malala”.
Protagonista è una giovane ragazza della valle dello Swat, in Pakistan, della tradizione pashtun, che raccontandoci la sua esperienza, ci insegna ad andare oltre ai luoghi comuni e ai giudizi preconfezionati per noi da chi pretende di avere qualcosa da insegnarci sulla presunta superiorità di alcuni esseri umani rispetto ad altri. Qualcuno che è invece solo intollerante e non sa rispettare le altre culture. Malala invece ci racconta con grande dignità e orgoglio dell’amore per la sua terra e le sue tradizioni, per il suo Dio e per la sua cultura, facendo comprendere i grandi valori insiti in essi, anche a chi non si è mai avvicinato a questo tipo di pensiero.
Il 9 Ottobre 2012 Malala subisce un agguato da militanti talebani in Pakistan e viene duramente colpita da chi non approva il suo pensiero, perché lei parla al mondo intero dicendo che vuole la pace tra i popoli, un’istruzione accessibile a tutti e migliori condizioni per le donne appartenenti ad alcune culture.
Già quando Malala si era trasferita in Inghilterra per le cure mediche, le arrivavano tramite i social network molte critiche severe. Accuse assurde proprio dal “suo” popolo, proprio dalla gente della “sua” terra. E ci inorridisce il fatto che il suo libro sia stato ora bandito dalla Federazione delle scuole private del Pakistan. Ma abbiamo imparato a conoscere Malala e sappiamo che questo non la fermerà: lei non giudicherà nessuno, ma andrà avanti a lottare per le sue idee e per migliorare le condizioni precarie in cui tuttora versa la valle dello Swat, quella per la quale prova tanta nostalgia e a cui sente di appartenere nonostante tutto.
“Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”
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