Non sappiamo dirvi quanto ci faccia piacere ospitare Anna Premoli sul nostro blog…
Una grande emozione regalataci da una persona cortese, simpaticissima e solare!
Noi Books Hunters siamo felici di condividere con voi amici queste divertenti chiacchiere “libresche”…
Quindi partiamo subito con l’intervista:
“Se è un caso editoriale ci sarà un perché. Scelto dai lettori grazie al passaparola”… questo è quanto c’è scritto sulla copertina del tuo primo libro “Ti prego lasciati odiare”: ti aspettavi di raggiungere questo traguardo quando hai scritto le ultime righe del tuo romanzo?
In tutta sincerità non ho mai, ma proprio mai, pensato che qualcuno avrebbe un giorno letto qualcosa di mio. Non ho passato l’adolescenza a inventare storie, non ho mai scritto racconti o cose simili. Non ero nemmeno cosciente di avere dentro di me la capacità di narrare qualcosa. Il tutto è nato per mero diletto personale, per svago. Ero in un momento di grande stress nel mio lavoro e volevo pensare ad altro. Sono rimasta sorpresissima del risultato ottenuto. Non l’avrei mai previsto, nemmeno in un milione di anni. E’ stato tutto un gioco.
Il tuo successo è partito da un lavoro auto pubblicato, ed è arrivato a guadagnarsi il “Premio Bancarella”. Ti renderai conto che questo è un messaggio di grande speranza per molti giovani talenti: cosa ti sentiresti di consigliare loro?
Dico spesso che sono proprio la persona sbagliata per dare consigli riguardo all’ambiente editoriale: mi ha autopubblicato il marito (e io ero pure contraria!), mi ha scovato l’editore e poi è arrivata la vittoria al Bancarella (che, detto fuori dai denti, ha dell’incredibile…). Però è vero che la mia storia ha spinto tanti altri editori a pescare a piene mani dall’ambiente self e che questo ha aperto le porte a tanti autori, che magari sognano davvero di scrivere per professione (a differenza della sottoscritta). Di questo sono molto felice.
Abbiamo letto che sono stati acquisiti i diritti per la trasposizione cinematografica del tuo primo libro: noi e i nostri lettori siamo ovviamente curiosi di saperne di più… cosa puoi dirci?
Purtroppo non ho ancora grandi notizie al riguardo. Incrociamo le dita!
Sei laureata in Economia dei mercati finanziari e sembra che questa sia la tua naturale predisposizione, infatti tutti e tre i tuoi romanzi sono un cocktail di amore e finanza (connubio perfetto, oltretutto): come riesci a creare personaggi sempre così affascinanti collocandoli in un ambiente comunque molto competitivo? È dunque vero che la rivalità può essere eccitante?
Io sono e rimango un’economista, c’è poco da fare. E’ l’attività che occupa il maggior numero di ore della mia giornata. Mi reputo molto fortunata perché faccio un lavoro che mi appassiona davvero. Forse è proprio questo il motivo per cui riesco a rendere bene alcuni ambienti. Trovo che una sana rivalità tra persone intelligenti e di carattere sia molto “sexy”. Sia nella vita reale che sulla carta.
Con grande simpatia ti chiediamo: dato che anche tu, nella vita di tutti i giorni, lavori nel settore “affari”, non è che nei tuoi romanzi c’è qualcosa di autobiografico? O bazzicando per questi uffici hai trovato qualche spunto per le tue storie?
Di autobiografico non c’è davvero niente, nemmeno una briciola! Ho conosciuto mio marito sui banchi del liceo e mi sono sposata a ventiquattro anni. Quando ho messo piede in un ufficio per la prima volta ero già fidanzatissima. Ma anche da lettrice l’ambiente lavorativo mi ha affascinato molto, è proprio un genere di cosa che mi diverte. Non so dirvi bene il perché.
Tu sei “inciampata” nel tuo principe azzurro?
Ho conosciuto mio marito al liceo, ma la nostra storia è stata piuttosto travagliata e litigiosa (tengo a specificare che litigavamo ferocemente prima di stare insieme, dopo che l’amore ha trionfato non abbiamo quasi mai discusso e siamo corsi a sposarci appena usciti dall’università). Mi rendo conto di essere stata incredibilmente fortunata ad averlo avuto accanto in tutti questi anni, penso che sia un uomo meraviglioso e che senza di lui avrei fatto un terzo delle cose che sono riuscita a portare a compimento nella vita. Lui mi ha sempre spinto a migliorare, ha creduto e crede moltissimo in me. In ultima battuta, è anche il vero artefice di questa mia esperienza editoriale.
Per amore, sei mai arrivata ad azzardare mosse come quelle che Amalia ha compiuto per conquistare Ryan in “Finché amore non ci separi”?
Ragazze, piccola confessione: caratterialmente assomiglio molto più a Ryan che ad Amalia! Sono quella che si terrebbe lontana da un grande amore per le mille paranoie mentali… Per fortuna ho trovato qualcuno che è andato oltre certi miei atteggiamenti e mi ha fortemente voluto nella sua vita.
Di solito nei romanzi d’amore, ritroviamo personaggi maschili inarrivabili: belli da morire, ricchi sfondati, caratterialmente perfetti… I tuoi invece, seppur grandiosamente affascinanti, sono più realistici e forse anche più vicini alla fantasia femminile. Dove hai nascosto Ian? Possiamo avere il numero di telefono di Mark? Per incontrare il Vice Procuratore Ryan, dobbiamo per forza delinquere?
Ian è indubbiamente il protagonista che sulla carta ha tutto: soldi, bellezza, intelligenza. Ammetto che quando l’ho “creato” mi sono proprio detta, al diavolo tutto, questa è fiction, se voglio il mio eroe senza nemmeno una macchia posso crearlo tale! Il limite è l’infinito… Chiaro, la vera sfida di chi scrive sta poi nel rendere i protagonisti persone con una loro personalità, che è diversa dalla propria, e che va oltre l’aspetto estetico. Bisogna proprio entrare nella loro testa, ragionare come farebbero loro. Anche Mark e Ryan non sono male, in effetti. Non li butterei via…
Grazie mille ad Anna Premoli per la sua squisita partecipazione e per il tempo che ci ha regalato.
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