Abbiamo scovato sul Corriere della Sera un articolo che offre sicuramente uno spunto di riflessione per tutti.
Il giallista Gianrico Carofiglio ha scritto un libro edito da Rizzoli
Carofiglio tiene seminari in tutta Italia in cui “insegna ad usare le parole giuste” ad avvocati, magistrati e commercialisti. Carofiglio parte da un presupposto di “etica della democrazia”: se le parole sono comprensibili, allora sono per tutti.
Provate a leggere alcuni atti giudiziari: a volte risultano incomprensibili, e questo non è giusto. Di qualunque atto si tratti, è diritto di ogni cittadino comprendere cosa i giuristi intendono comunicare.
Ecco un esempio che spiega molto bene come possono diventare comprensibili le parole espresse originalmente in espressioni indecifrabili:
«Il provvedimento ablativo impugnato è la copia sputata di altro analogo decreto di sequestro preventivo emesso in data 01.01.2011» diventa: «Il provvedimento di sequestro impugnato è identico al precedente decreto n.1/2011». Già non è semplice addentrarsi nella terminologia tecnica, qualunque essa sia, ma ci si auspica almeno che sia espressa in modo “democratico” e cioè comprensibile a chiunque.
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