“Ombre azzurre” – Luciano Pavan

Da anni, ogni mattina, arrivava puntuale alla panchina che stava di fronte alla piccola stazione.

Sedeva sempre allo stesso posto, accanto alla piccola fontana, esiguo e monotono zampillo che rallegrava il modesto giardinetto. Da sempre la si ricordava così.

Il tempo non s’era accanito sul suo volto; non appariva così vecchia, anzi il viso era radioso: un sorriso appena accentuato dava luminosità al suo volto. Gli occhi erano azzurri come il mare poco distante. Il perché si sedesse sempre a quell’ora nessuno lo sapeva anche perché nessuno la conosceva. Aspettava qualcuno? Forse era solo un’abitudine arrivare ogni giorno ad una cert’ora? Si fermava soltanto per riposarsi, solo una sosta nella sua 

abituale passeggiata mattutina. Pochi viaggiatori scendevano a quell’ora, solitamente una manciata di persone che prima di svoltare l’angolo ed apparire nella piccola piazza, proiettavano la loro ombra azzurra sul selciato. Ella guardava allora le figure: quella dell’avvocato che si proiettava con l’ombra della gonfia cartella, quella del commesso viaggiatore che arrivava con i suoi catologhi… Silhouette più o meno conosciute, raramente di qualche forestiero. Lei cercava con gli occhi un’ombra che era ormai antica, tratti che apparivano solo nella sua memoria. Così quegli occhi diventavano lucidi, malinconia, forse ricordi? Quella mattina però fu speciale, unica… 

Dopo le solite e consuete ombre una nuova apparve… Una figura dal portamento eretto si stagliava azzurra sul pavimento, il profilo di uomo con un cappello a visiera: un militare.
 Tum tum tum… come batteva forte il cuore. Una cascata di ricordi, di promesse, profumi, rumore del mare, sorrisi, scaglie di sole, luccichii, barche, onde, azzurro e tutto si confondeva. Oh che emozione! Sembrava di sognare, sembrava di volare… Respiro affrettato. Oh! Un abbraccio che sembrava vero! Il giovane militare svoltò l’angolo; bello nella sua divisa di guardiamarina, con il passo sicuro e quella gagliardia che solo i giovani 

hanno. Passò accanto al giardinetto, salutò con cortesia per rispetto l’anziana signora. Lei non rispose; dormiva con un sorriso a fior di labbra, con la testa argentata dal tempo reclinata sull’omero. Sognava il suo amore lontano: era tornato! 
E questa volta per sempre…
Più tardi qualcuno s’accorse che la donna insolitamente ancora non s’era allontanata. 
Poco dopo arrivò un’ambulanza, ma lei seguitava in un dolce sorriso il suo sogno d’ombre azzurre… Piu su nell’azzurro del cielo una nuvola scherzava con il sole.

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