I lineamenti delicati del mio volto sono diventati affilati come lame di spade. Gli occhi, un tempo superbi laghi di cristallo che guardavano il mondo dall’alto, ormai errano nel buio, ridotti a due profonde fosse scure, carichi di vuoto e morte.
La bocca, prima carnosa e prepotente, avida di passione, non è che una foglia ingiallita, caduta sullo stesso sentiero del destino da cui nessuno ritorna.
Cosa è rimasto della mia pelle di seta? Più niente è rimasto di me nel mondo delle ombre.
Quale terribile colpa ho commesso per meritare il disfacimento del corpo e dell’anima? Merito, davvero l’oscurità eterna?
Talvolta la memoria si insinua tra le pieghe del mio abito a brandelli. Vuole tormentarmi, lo so. Fustigarmi con immagini della vita che quasi non ricordo più. Sono solo attimi, sprazzi di luce attraverso i quali assaporo di nuovo l’umanità, prima di ripiombare nel nulla della morte.
Avvicinatevi ombre, figli dell’Ade. Ascoltate le mie parole, perché non rimarranno qui per sempre. Il vento gelido che scuote le anime dei peccatori è già pronto a rubarle, come già fece con i nostri sospiri di vita.
Ero una sposa, sapete? Un re mi prese in moglie e divenni la sovrana più bella del mondo. Avevo tutto. Avevo l’amore.
Dite, ombre, che non sono stata capace di amare? Sì, invece. Credetemi! Nelle mani del mio consorte stavano le chiavi del mio cuore ed è lì che giacciono ancora.
Non fuggii di mia volontà! Lasciate ch’io mi difenda, perché forse non avrò un’altra occasione. Venni portata via con l’inganno! Afrodite piegò la mia volontà sotto il giogo del desiderio. Fu solo il mio corpo a uscire dal palazzo! Ero io, eppure non lo ero.
Quel principe così bello io lo rinnegai mille volte e ancora mille. Rapì un involucro, uno scrigno d’oro ma ve lo ripeto; le chiavi non le ebbe mai.
Mi accusate della morte di eroi innocenti, di una guerra, persino. Il senso di colpa, lo ammetto, mi schiaccia. I figli che per causa mia rimasero orfani, le mogli che persero i loro uomini… anche quando il ricordo si offusca, la pena mi avvolge sotto un manto di sofferenza, mi trafigge con le stelle spade che si conficcarono nel petto di quei valorosi!
Ero incatenata a un uomo che non volevo e non amavo.
Cosa ricorderà il mondo di Elena regina di Sparta? La mia crudeltà? No, perché mai fui spietata in vita.
Ho freddo. Ombre, il vento della morte ci richiama nel buio eterno e i miei ricordi vacillano, si dissolvono. Dunque questa è la mia punizione per una colpa mai commessa? Difendermi dove nessuno può sentirmi, per poi dimenticare la verità e lasciare ai posteri la menzogna scaturita dalle bocche dei vili? Non sono, dunque, che una voce senza fiato?
Ora capisco. Di me non è rimasto più niente.
Non il viso, non gli occhi, non la bocca, né la pelle, né il cuore, né l’anima, solo i miei passi che vagano incerti tra le ombre dei morti per l’eternità.
Più niente, se non l’ombra della mia bellezza.
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