BookIntervista a… Filippo Santaniello – a cura di Alexia Bianchini

Amici lo scorso 11 Dicembre si è tenuta a Milano la presentazione di “Ore Nere”, l’antologia di otto racconti horror a cura di Altrisogni.
Durante l’evento, la nostra inviata speciale Alexia Bianchini ha intervistato per Books Hunters Blog il grande Filippo Santaniello.


Chiacchiere interessanti e punti di vista che noi BH apprezziamo particolarmente…

Domanda di rito: Chi è Filippo Santaniello? 

Prima di rispondere, ti ringrazio per aver scelto di scambiare quattro chiacchiere con me. Dunque, Filippo Santaniello è quello che sognava di diventare quand’era bambino e divorava un libro dopo l’altro: uno scrittore, anche se il termine mi spaventa e preferisco definirmi un appassionato di scrittura. Sono nato trent’anni fa e ho scoperto le potenzialità della narrazione molto presto. Sin da giovanissimo ho scritto racconti e cortometraggi (principalmente horror) finché la passione per il cinema e la letteratura si è trasformata in professione dopo essermi diplomato alla NUCT di Cinecittà. Da allora ho continuato la mia attività a Milano senza smettere di collaborare con registi di Roma (Giuseppe Peronace, Mirko Virgili, Daniele Santamaria Maurizio) per i quali ho scritto cortometraggi e lungometraggi (Bloody Sin di Domiziano Cristopharo). Per vedere qualche lavoro potete accedere al mio canale youtube:

Alle sceneggiature si affiancano diversi racconti che ho pubblicato su antologie (NeroPress, Watson, Viola Editrice, DBooks, Mondoscrittura) e riviste di vario genere (Verde, MareNero, L’Inquieto) e alcuni di questi racconti sono diventati cortometraggi, come nel caso di “Satana è in gran forma” diretto da Manuel Lopez:

Insomma, Filippo Santaniello è uno cui piace scrivere e cerca di farlo appena può.

Come concili il lavoro di sceneggiatore con la tua passione di scrivere? 
Le due attività vanno di pari passo e sono entrambe mosse dalla passione. 
Se non traessi piacere da ciò che scrivo, avrei smesso da un pezzo e invece sento di essere ancora all’inizio. Scrivere un cortometraggio non è come scrivere un racconto anche se una sceneggiatura può diventare racconto e viceversa. Personalmente le storie più forti sono quelle che sposano entrambi gli approcci: belle da leggere e facili da adattare per il cinema, come la maggior parte dei romanzi di King o le storie di Ammaniti.
È determinante far chiarezza su cosa si vuole raccontare e capire se la storia è più adatta allo schermo o alla lettura. Per un periodo ero convinto che una certa storia fosse perfetta per un racconto e ho provato a scriverla finché mi sono accorto che sarebbe stata più idonea per una sceneggiatura. 
Così è nato “Sarcophaga”: 
Quale di questi due mestieri ti ha dato più soddisfazione? 
La massima soddisfazione ce l’ho quando scrivo un racconto e trovo il modo di trasformarlo in sceneggiatura e in seguito la sceneggiatura viene prodotta e quello che avevo in testa è finalmente sullo schermo. È un processo che richiede tempo e concentrazione, ma non c’è appagamento senza impegno. 

Hai intenzione di trasformare il tuo racconto presente nell’antologia “Ore Nere” in una novella più corposa, o eventualmente in un cortometraggio?
Avevo trovato una produzione di Roma interessata a realizzare il cortometraggio “In trance”, il racconto contenuto in Ore Nere. Ancora non s’è fatto nulla, ma sono ottimista e poiché il racconto si presta a essere ampliato, sarebbe operazione più intelligente puntare al lungometraggio. La sceneggiatura non l’ho ancora scritta, ma non è un lavoro che richiederebbe troppo tempo perché la storia c’è e dovrei solo ampliarne alcuni passaggi.

Quel è il genere in cui ti senti più a tuo agio?
Secondo me i generi non esistono. Mi è successo di scrivere un horror e di ritrovarmi tra le mani una storia per l’infanzia, mi è successo di scrivere un racconto pulp e di ritrovarmi tra le mani un giallo, mi è successo di scrivere un giallo e alla fine ho concepito una storia d’amore. Bisogna uscire dalla gabbia dei generi. Vuoi scrivere un horror? Inizia a scrivere una storia per bambini. 

Quali sono le tue aspettative nel campo della scrittura?
Continuare a scrivere storie, continuare a produrre mondi. Il problema, per quanto mi riguarda, non sono io, ma il pubblico di lettori che è sempre più esiguo. La situazione non è semplice: sempre più gente si cimenta con la scrittura e sempre meno persone comprano libri. Altro dato preoccupante è che molta gente che scrive, in realtà, non legge e non si può essere scrittori senza essere divoratori di libri. 

Cosa vorresti scrivere, ma per qualche ragione non riesci a metterlo su carta?

Se voglio scrivere una cosa, prima o poi trovo sempre il sistema di metterla su carta. Il problema è diverso e si chiama pazienza: devo imparare a essere più tollerante con le narrazioni lunghe e riuscire a convivere con la stessa storia più tempo di quello che impiego per scrivere un racconto. Per questo il romanzo si sta ancora facendo aspettare. 

Hai trovato degli ostacoli per promuovere il tuo lavoro artistico?
Come per tutti gli autori emergenti, non è facile promuovere le proprie opere. All’inizio mi affidavo ai social network e ogni volta che mi pubblicavano un racconto, imbrattavo le bacheche altrui per farglielo sapere. Ma è un metodo che non apprezzo perché lo reputo invasivo e sono dell’idea che l’unico sistema perché un libro venda è un’efficace distribuzione. L’autore non dovrebbe mai essere obbligato a promuovere se stesso, ma avere un editore che crede nel suo lavoro e spinge perché questo arrivi al pubblico. 

Un sogno nel cassetto:
Scrivere un romanzo di successo, sceneggiarlo, trovare una produzione e fare tanti soldi da diventare io stesso produttore cinematografico. Sì, mi piacciono le cose facili. 
Tre aggettivi per descrivere il tuo racconto:
“In trance” è un racconto visivo, raccapricciante e moderno. 

Cosa vorresti che dicessero di te i tuoi lettori?
Nulla. Devono solo leggere ciò che scrivo e dimenticarsi di ciò che li circonda. 

Quel è il complimento più bello che hai ricevuto?
Non do troppo peso ai complimenti perché so che si può sempre migliorare, comunque mi fa molto piacere quando qualche lettore mi contatta e mi dice che il racconto che ha letto o il cortometraggio che ha visto l’ha colpito in positivo. 

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Produrre un romanzo. Devo capire come raccontare la storia che ho in testa e farlo nel miglior modo possibile. Ma la scrittura è un’attività particolare e lo scrittore è un animale strano. Passa giorni e giorni a rigirarsi tra le sue idee, sembra stanco, apatico, ma quando nessuno se l’aspetta, balza davanti al PC e aggredisce la tastiera. 


Ringraziamo Alexia Bianchini per questa mission compiuta con grande professionalità e ringraziamo Filippo Santaniello per averci dedicato questo tempo prezioso.

Ecco i link per gli acquisti:
http://www.dbooks.it/libreria/scheda/164/20/horror/ore-nere.html
http://www.amazon.it/Ore-nere-Otto-racconti-terrore/dp/8897125174/

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