“Ma l’amore poi cos’è? Se non lo so, non lo so dire” di Jessica Moro

Io che commento un testo che ha fatto scalpore… ma vi faccio una promessa:
“Prometto di sbagliare”.

Come parte questo libro? Parte bene, sottolinei una frase circa a pagina, a volte più d’una e ti senti capita. Sì, perché immediatamente ti dimentichi che il romanzo è stato scritto da un uomo. Dice cose senza senso, quindi identificabili con la parola AMORE.

L’amore dopotutto cos’è? Difficile da spiegare perché pare essere un insieme di cose. Per questo ci ostiniamo a cercare risposte in chi pensa di averle scritte.
Non ho voluto fare una recensione di questo libro perché da pagina 120 circa, mi si sono accatastate tutte le domande e fosse solo questo il problema, allora direi va beh è anche bello che un libro ci lasci dei quesiti, qualcosa su cui riflettere.
In realtà erano un tipo di domande che mi hanno sconvolto la precedente visione d’insieme del libro stesso.
In altre parole ho cominciato a pensare: “Ma chi è questo qui per dirmi che l’amore è vero solo se si cerca la pelle e ci si spinge oltre ad essa? Per dire chiaro e tondo che è peggio non amare? Che l’amore arriva solo quando smettiamo di essere perfetti?”
Un momento, direte voi, ha ragione!

Sì, certo che ha ragione ma da quella pagina là in poi, mi sono sentita forzata a pensarla come lui, mi sono sentita costretta a esser sbagliata perché pare essere l’unico modo per essere amata. Mi ha nauseata.
Forse perché sono rimasta all’amore quello buttato fra le rime? Quello nascosto nella rabbia? Quello che ogni tanto una frase ti spiazza il cuore? Quello che non te lo dico in poesia perché mi si bloccano le parole, ma ti amo? Quello che se mi fai incazzare non cerco la razionalità per spiegarlo, ma mi incazzo e basta? Quello che se ti amo meno forse è colpa mia che ti amo male? Quello che un libro è un rifugio, non un manuale per risolverci i delitti del cuore?
Non lo so. So che è troppo, davvero troppo difficile spiegarlo l’amore. E questa storia che l’autore racconta è troppo, davvero troppo incasinata e non so come altro definire il senso di incompiuto che m’ha lasciato. Non è la porta socchiusa che lascia alla fine un libro, quella che resti o vai oppure quella che ok, da qui, ci si apre alla vita. No! A me è sembrato qualcosa di diverso, come se dicesse: IO so cose dell’amore che voi non sapete! Le ho scritte qui, cibatevene.

Ma come si fa?
L’amore a mio modestissimo avviso è l’unica cosa che non si conoscerà mai fino in fondo.
Ho sottolineato le righe che mi hanno colpito e in questo preciso istante, mentre le sfoglio per leggerle e parlarvene, le trovo prive dello stesso significato che gli avevo dato durante la lettura. Il titolo stesso mi risulta di difficile comprensione. Come se ora, fosse in uno spazio temporale differente dal mio, che però sono abitualmente sensibile a tutto ciò che circonda il cuore e che vi affonda radici. Come mai, allora?
Naturalmente ci sono ancora frasi, come quella che vi scriverò adesso che condivido, ma le condivido fuori dal contesto libro e forse questo è un successo, che dite?
“Solo chi sa andare in frantumi riesce a essere intero.”
Bella vero? È reale e se ci tocchiamo ora la pelle, la sentiamo che c’è.
Eppure ora mi sembra tutto estraneo dal libro stesso. Ma le frasi che sottolineiamo, ok che dovrebbero sapersi adattare al nostro contesto, per questo ci colpiscono, ma è pur vero che al contesto del romanzo devono appartenere e ora a me, pare che non sia così.
È come se Pedro si fosse annotato tante frasi bellissime e le avesse sparse qua e là per riempire una storia che di suo non le conteneva. Ci cozzano e questo mi dispiace da morire.

Sapete cosa mi viene in mente adesso?
Forse qualcuno aveva solo bisogno delle frasi e non della storia. Ma fare un libro di frasi è alquanto strano, quindi che si fa? Ci si costruisce attorno un romanzo.

“Un fenomeno editoriale, il libro più sottolineato di sempre.”
Questo vi dice qualcosa?
A volte dobbiamo dire la nostra opinione per ricevere a nostra volta opinioni che ci spieghino il perché un libro anziché convincerci ci abbia annoiati, stufati o come nel mio caso con questo, addirittura nauseati.
Mi fa incazzare questo fatto, non crediate non sia così, specialmente perché si parla di una delle mie teorie/pratiche preferite: l’amore. Quant’è bello parlare di amore, di movimenti, di delicatezze, di arrabbiature, di visi, di emozioni, quando c’entra LEI?
Penso sia un argomento di cui non ci si stancherà mai e poi mai.
Ecco, forse è la troppa convinzione di saperne una pagina in più a rendere deboli le nostre motivazioni. Forse mi ha nauseato proprio questo nel libro di Chagas, il fatto di volermi convincere di saperne tanto più di me o di chiunque altro. Poco importa se è un fenomeno editoriale, per me resterà sempre un libro che ho letto nel periodo giusto, ma che non mi ha dato le cose che “prometteva” di dare. Credetemi, qui non è chiusura. Può essere ovviamente solo gusto personale, questo sì. Non eleverei mai la mia opinione rendendola insindacabile. Commetterei l’errore di Chagas, l’errore che naturalmente vedo io e forse altri lettori non vedranno affatto.
A volte succede anche questo: di andare contro corrente. Di essere un pesce fuor d’acqua. Di credere che l’amore nessuno possa spiegarlo così bene perché dell’amore non si conoscono esattamente né fattezze, né sfaccettature.

Vi avevo promesso di sbagliare, è vero. Eppure fin qui sono stata solo onesta. Voi chiamate amore, poi chiedetevi cos’è. Nessuno risponderà mai la stessa identica cosa. Mentre scriverete la risposta su un pezzo di carta e lo piegherete con cura per la pescata finale, vi renderete conto che quella risposta viene dalla vostra storia personale.

Ecco! Questo forse Chagas voleva dire: “Gente, questo sono io!”

Eppure perché sembra tutto così… così… votato all’unanimità, scritto e vidimato?

Lui non ha dichiarato cose simili. Ha detto e basta. Prendete le mie parole al pari della realtà, non mi sembra essersi parato il culo come Kadmon che dice di prendere le sue parole al pari di una fiaba. No!

Cari lettori, questa invece sono io! Ho finito di leggere il libro prima del Natale. Ci ho pensato fino a oggi e, a oggi, non ho cambiato né maturato un parere diverso da questo.

Ma l’amore poi cos’è? Se non lo so, non lo so dire.
Oh, però voi magari lo sapete…

Jessica Moro

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  1. Francamente io non lo so. Sono cinquantadue anni che lo inseguo e mi rendo conto che il bello sta proprio nel continuare a ricercarlo, senza mai darlo per scontato. Pensare di averlo compreso… significa arrivare all'abitudine, alla noia, al gelo. Quindi preferisco continuare a seguirne le briciole, immaginando una torta enorme nella quale tuffarmi, vivendo, nella realtà il mio bel sogno quotidiano.

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