Quante volte nei nostri ragionamenti, ci siamo detti:
“Bisogna vedere se il gioco vale la candela!”
“No, il gioco non vale la candela.”
Ebbene, a quanto pare è un’espressione idiomatica della nostra lingua, ovvero una frase che non può essere tradotta letteralmente in altre lingue perché non avrebbe alcun senso logico, per averlo richiederebbe una traduzione molto più estesa. In pratica per noi ha un significato dato dalla sua interpretazione e non tanto dalle parole messe insieme per comporla.
È un detto di origine medievale. A quei tempi era necessario usare candele o lampade a olio per ogni attività notturna. Naturalmente allora il costo delle candele era molto elevato, specie per le classi sociali più basse.
Giocatori di carte in un dipinto del 1620 di Adam de Coster
Era usanza che i giocatori di carte lasciassero una somma di denaro, o addirittura una candela, al proprietario della casa dove erano ospitati per il gioco.
Da qui, fra i giocatori d’azzardo, si diffuse questo modo di dire per indicare partite perse o in cui il gioco non aveva nemmeno coperto le spese della candela necessaria a vederci.
Oggi è usata per esprimere la propria contrarietà o indecisione a compiere un gesto che probabilmente non porterà a nulla di buono.
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