Recensione “Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna” di Giorgio Terruzzi

Ci sono volte in cui le coincidenze si allineano e creano momenti perfetti. Perfettamente felici o perfettamente tragici, ma non è questo il punto. Succede che un amico (Alessandro) mi presta un libro, mi dice che è molto bello e il suo tono mi convince.
Parla di Ayrton Senna questo libro. Mi sono detta: c’è qualcosa di lui o della sua storia che non sia già stato raccontato? Beh, alla fine, poco importa. Se prendessimo cento autori e chiedessimo loro di scrivere la stessa storia, ognuno lo farebbe in modo diverso, mettendoci del suo. In questo caso, lo ha fatto Giorgio Terruzzi. Non sono una grande fan di questo giornalista, generalmente il taglio che dà ai suoi pezzi non mi entusiasma più di tanto. Eppure trovo che abbia scritto questo libro in modo impeccabile. Lo stile è il suo, non c’è dubbio, ma leggerlo anziché ascoltarlo è stata una piacevole sorpresa. 
Ho iniziato a leggere una storia diversa da quella che mi aspettavo: Terruzzi ha saputo interpretare Senna con molta onestà: un grande campione e un grande uomo e, come tale, imperfetto.
In pista, un leone. Passione e istinto allo stato più puro. Nessuno come lui ha saputo interpretare l’asfalto, fondersi con esso e più di una volta sfidare le sue regole. Le mani sul volante, la concentrazione al massimo e l’anima affidata a Dio. Così, a ogni corsa.
Nell’abitacolo della sua macchina solo il campione, totalmente dedito al suo compito di vincere, costi quel che costi. Prima e dopo la gara, l’uomo inquieto, preso dalla sensazione di essere in debito con una vita che a lui ha regalato tanto mentre ad altri ha tolto troppo. In pista rischiava di farsi male, nella vita andava a sbattere contro il muro della sua coscienza, che lo portava a infliggersi pene per scontare quella parte di felicità che, secondo lui, era in esuberanza.
Terruzzi immagina un Senna nervoso nella notte che ha preceduto quella maledetta prima domenica del maggio 1994. Un uomo sconvolto dalla morte di un collega avvenuta poche ore prima: Roland Ratzenberger aveva perso la vita su quello stesso circuito in cui anche lui il giorno dopo avrebbe gareggiato. Prima ancora di quello spaventoso incidente, Rubens Barrichello aveva rischiato grosso. Cosa non andava in quel circuito? Cosa non andava in quel momento? Tutto, o niente, forse. In ogni caso, si presentava nella sua mente l’urgenza di fare un bilancio, tirare le somme. Analizzare la vita, se stesso, i suoi affetti, le sue colpe. È così che lo pensaTerruzzi: lo guarda compiere questo percorso con maturità e onestà, senza concedersi alibi, senza cercare scuse, di fronte a torti e ragioni, suoi e di altri. 
Il giornalista arriva poi a raccontare il giorno della morte di Ayrton: quel 1° Maggio 1994 in cui il suo cuore ha smesso di pulsare e milioni di altri hanno perso un battito. E come si fa, di fronte a queste pagine, a trattenersi dal cercare di rivivere tutto? Impossibile. Eccomi quindi in piena notte, quando gli altri dormono e la casa è silenziosa, davanti allo schermo del mio PC a rivedere il suo volto. Mi commuovo e penso che c’è così tanto a confermare che è tutto vero: filmati, immagini, luoghi, ricordi, sensazioni, persone. Brividi. Tutto è carico di malinconia ma allo stesso tempo si avverte la potenza della vita, anche nell’attimo in cui vola via. Un attimo, appunto. Che passa. Un’esistenza intera che invece resta per sempre. 
È capitato che leggessi questo libro nella settimana in cui mi trovavo a Maranello. D’obbligo, la visita al Museo Ferrari. Non sono una grande appassionata di macchine, ma entrare lì è stato bellissimo. C’è una sezione del museo dedicata ai piloti Ferrari che sono, e sono stati, i campioni del mondo. Un luogo suggestivo: trovarsi lì è stato come far parte della loro grandiosità, viverli come se loro stessi fossero lì a raccontarsi. Come se le loro imprese fossero congelate in quel luogo e in quello spazio e a noi visitatori fosse consentito toccarle. Un privilegio. Le sensazioni che ho provato in quel momento, non hanno fatto altro che consolidare ciò che sentivo leggendo il libro. Certo Ayrton non ha mai fatto parte della famiglia Ferrari, ma la dimensione è quella, il mondo è quello. Il suo. Suggestione potente nel toccare la macchina di Gerhard Berger che è stato un suo grande amico, che per lui ha pianto lacrime sincere, che ha portato sulle spalle la bara con dentro il corpo di Senna, accompagnandolo nel suo ultimo viaggio. Un peso e un onore che ha condiviso con Prost, Alain Prost, come se ci fosse bisogno di specificarlo, che per Ayrton è stato un vero antagonista. L’avversario di sempre. Colui che lo faceva infuriare e, involontariamente, lo spronava a fare di più, a volte anche al di là di ciò che il regolamento e la morale definiscono come lecito. Anche la macchina di Prost è lì, al Museo. Lì da toccare, da vivere. È tutto così vero.
Sono passati 22 anni dalla morte di Senna e la nostra vita continua. La sua, anche. Io ne ho avuto conferma leggendo questo libro e scoprendo un uomo che è stato un fuori classe in pista e nella vita, che poi, per uno come lui, sono la stessa cosa.
(La Books Hunter Barbara)

Sabato 30 aprile 1994, Hotel Castello. Nella Suite 200 si consuma l’ultima notte di Ayrton Senna. Mancano poche ore al Gran premio di San Marino e c’è una cupa tensione nell’aria. Nel primo pomeriggio è morto Roland Ratzenberger, il giorno precedente Rubens Barrichello si è salvato per miracolo dopo un brutto incidente in prova. Senna è scosso, vuole che tutto si fermi. Il fratello Leonardo gli ha appena fatto ascoltare un nastro che contiene alcune registrazioni compromettenti di Adriane, la sua fidanzata, l’unica persona con cui riesce a trovare un po’ di pace. Senna sa bene quanto è invisa alla famiglia, e il gesto del fratello è solo l’ennesimo tentativo di separarli. Sarà una notte di pensieri, riflessioni, tutta la sua vita verrà passata al setaccio: il complesso rapporto con il padre, i suoi chiacchierati amori, la rivalità con gli altri piloti (Piquet, Prost, l’astro nascente Schumacher), l’afflato mistico che preme dentro di lui e l’urgenza di una svolta, «restituendo a chi ha meno». Terruzzi, grazie a uno stile secco e ritmico, ricostruisce con lente psicanalitica la complessità di Senna pilota e uomo, disseziona l’origine del mito. Ne viene fuori un ritratto intimo e inatteso, avvincente nel suo approssimarsi al momento fatale: un campione al cospetto del suo talento, ma anche il profilo di un mondo che dopo il primo maggio 1994 non sarebbe stato più lo stesso.

Titolo: Suite 200. L’ultima notte di Ayrton Senna 
Autore: Giorgio Terruzzi
Editore: 66th and 2nd
Collana: Vite inattese
Pagine: 136
Prezzo di copertina: € 14,00 – ebook € 7,99
Uscita: 17 aprile 2014
ISBN-13: 978-8896538807


L’autore:
Giorgio Luca Maria Terruzzi (Milano, 3 agosto 1958) è un giornalista e scrittore italiano, collaboratore di diverse testate tra le quali il Corriere della Sera, autore di testi per il teatro e il cinema, e consigliere dell’A.S. Rugby Milano.
Please follow and like us:
Tweet 187

Rispondi