Cover della settimana: “La felicità è una pagina bianca”, quella furfante di una sinossi…

Buon martedì amici lettori, anche oggi torna la nostra rubrica I libri non si giudicano dalla copertina… o forse sì! 
Postiamo il nostro articolo e ne parliamo in radio con Alex e La Ross a Leggiamoci di torno.

Oltre alla cover e al titolo, a indurre all’acquisto del libro è, inevitabilmente, la sinossi. Ora, forse per le cover ci possono essere scelte non azzeccatissime, forse il titolo porta un po’ fuori strada, ma dalla sinossi ci si aspetta la verità. Sì insomma, in fondo è il riassunto della trama, quindi mica potrà mentire! O sì?

Ebbene succede anche questo. Ne è un esempio un libro che a febbraio di quest’anno ha suscitato non poche polemiche soprattutto fra i blog. Il libro è pubblicato da Nord e scritto da Elisabeth Egan:

Cover accativante, ottimo titolo. Si legge la trama e ci si convince. 
Poi da quello che si legge in giro, il libro è anche buono, ma perché scrivere una sinossi fuorviante? Vi riportiamo degli stralci tratti da alcune recensioni:

La felicità è una pagina bianca ha tanti pregi, ma anche qualche difettuccio sparso qua e là. Il più evidente, soprattutto per una blogger, è il non riferimento alla mansione di bookblogger della protagonista. Sì, sappiamo che ama leggere e ama i libri, ma come lettore mi aspettavo di sentirmi più vicina a lei proprio per questo motivo. Non riesco a capire il perchè di una trama che porta fuori strada, non so se la colpa è della traduzione, sinceramente ne sono rimasta un po’ delusa. C’è da dire che non è nè il primo caso e nè l’ultimo di una trama un po’ “ingannevole”.
Lucrezia Scali

“è grazie alla sua fama di book blogger…”
Avete letto? C’è scritto book blogger. E book blogger viene definito colui che legge per passione e non per professione e, infine, parla di libri nel suo spazio personale, ovviamente sul web!
La nostra protagonista, Alice Pearse, non è una book blogger. È una giornalista che sì, si occupa di libri, è una persona che ha sempre letto, ma non è una book blogger. 
Ecco! Adesso io sono stufa di questa storia. Perché è arrivato il momento che le Case Editrici si assumano la responsabilità di capire che la gente, molto spesso, decide se comprare o meno un libro proprio in base alla sinossi. Dopo la copertina, è quella che ci fa dire “sì o no”.
E allora porto avanti la mia lunga battaglia e continuo a chiedermi (e a chiedere) se chi scrive le sinossi abbia prima letto il libro. 
La libridinosa

Ci sono stati anche dei punti che forse mi hanno convinta un pochino di meno: ad esempio ho trovato carente la parte legata alla questione “bookblogger”, che pensavo invece fosse sviluppata in maniera molto approfondita, ma di cui purtroppo non ci sono segni nel libro. 
Salotto dei libri
La sinossi è questa:
Quando qualcosa non va, Alice Pearse si rifugia nella lettura. È sempre stato così; fin dalla più tenera infanzia, per Alice i libri sono isole felici dove potersi rilassare, mondi in cui perdersi, tesori da amare. E, adesso che si è ritrovata di colpo con un marito disoccupato, tre bambini da mantenere e un mutuo da pagare, i libri sono diventati letteralmente la sua ancora di salvezza: è infatti grazie alla sua fama di book blogger che le viene offerto un impiego da Scroll, una promettente start up che sta per inaugurare una catena di «sale di lettura», ovvero raffinati caffè dove sprofondare in comode poltrone, consultare uno sterminato catalogo di e-book e leggere. Nonostante le feroci proteste della sua migliore amica, proprietaria della libreria del quartiere, Alice accetta, tuttavia non le ci vuole molto per rendersi conto che gestire la famiglia con un lavoro a tempo pieno è molto più difficile di quanto non si aspettasse e che, dietro l’apparenza meravigliosa, Scroll nasconde un incubo. Eppure Alice non si scoraggia: in fondo, a volte, per trovare la felicità basta girare pagina. 

Beh ci sono sicuramente delle cose che non tornano. 
Ed è un peccato. Oh sì certo, l’obiettivo è raggiunto: il libro è stato acquistato e la CE ha fatturato. Ma poi arriva inesorabile il feedback e i lettori si dichiarano “non cretini” e in grado di riconoscere una sola quando ne vedono una, soprattutto quando, attratti dalla trama, hanno speso € 16,60 per acquistare il libro. Ma allora il gioco vale la candela? Le CE si possono accontentare di buoni risultati nelle vendite accettando che la fama di un buon libro venga un po’ sporcata da una sinossi poco attinente? O forse è solo una questione di poca competenza, di sinossi prese un po’ alla leggera? A questo punto, non si sa cosa sia peggio…

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  1. io sono una di quelle che si è lasciata traviare dalla trama ma per fortuna non ho acquistato il libro (messo solo il wl). Poi ho letto commenti in giro poco lusinghieri e ho quindi deciso di non spendere il mio tempo. Non capisco perché le sinossi debbano essere sempre sbagliate o spoileranti o fuorvianti. Non è difficile se leggi il libro riportare una trama pulita e priva di dettagli che potrebbero rovinare la lettura.. evidentemente il guadagno è ciò che realmente conta per le ce… un vero peccato..

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