Buongiorno lettori, oggi vi parliamo del film “La ragazza del treno”, tratto dall’omonimo bestseller di Paula Hawkins edito in Italia da Piemme.
Molti degli adattamenti cinematografici fra libro e film, come ben sapete, presentano delle differenze, spesso derivanti dalla necessità di far stare una storia molto lunga in una pellicola standard. Anche in questo caso abbiamo delle diversità sulla trama e qui ne vogliamo evidenziare alcune.
La location:
mentre nel libro l’ambientazione scelta è quella di Londra, nel film la protagonista si sposta con il treno verso la stazione centrale di New York. Il treno sfreccia dunque lungo il fiume Hudson.
Personaggi:
I detective che interrogheranno Rachel, nel libro due, nel film vengono ridotti a uno. Infatti viene scelto di tenere l’unica figura femminile: la Riley.
Il rapporto con alcuni personaggi viene di molto sintetizzato rispetto alla storia scritta. Ad esempio quello con la coinquilina di Rachel, Cathy, che nella pellicola non ha tutta questa importanza.
Scene aggiunte:
nel romanzo della Hawkins troviamo un modo graduale di spiegare certi eventi che portano la protagonista alla verità su se stessa. Nel film si è reso necessario aggiungere una scena che nel libro non esiste, ovvero quella in cui lei fa amicizia nel bar con un’altra donna e insieme finiscono per registrare un video in bagno, in cui Rachel si mostra, oltre che ubriaca, molto arrabbiata e violenta a parole. Questa scena è importante perché dopo, quando lei rivedrà quel video, reagirà con orrore al suo stesso comportamento e questo le farà scattare il bisogno di capire che cosa sia successo davvero a Megan.
La nostra opinione nel complesso è assolutamente positiva. Il film è un’ottima risposta al libro. Emily Blunt (Rachel), è una perfetta protagonista disperata e confusa, in altre parole senza dubbio credibile.
Possiamo ritenerci assolutamente soddisfatte: ci si rende perfettamente conto di quanto la percezione di noi stessi possa essere alterata dalle persone che ci sono vicine, o ci sembrano vicine, fino a renderci qualcuno o qualcosa che non siamo.
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