Recensione “Il nido” di Tim Winton

Quando abbiamo paura vorremmo avere qualcosa di molto simile a un nido in cui poterci rifugiare. Un nido fatto di coperte, di porte e muri, un nido fatto di braccia, fatto di quella sicurezza che là fuori, nel mondo, con i suoi spazi ampi, è difficile da trovare.
Il romanziere australiano Tim Winton ci racconta la storia di Tom Keely, un ex ambientalista, un uomo un tempo stimato che ha visto tramontare la sua carriera, insieme all’illusione di una famiglia. Keely ha una personalità sottomessa ai farmaci, all’alcool, al disprezzo verso la società e se stesso. Vive nel suo nido: il “Mirador” a Fremantle (Australia), un grattacielo di dieci piani, più alto che largo, più rumoroso di un aeroporto, che pare ospitare al suo interno gente incapace di essere parte di quel mondo che avanza velocemente e che scansa continuamente ciò che NON sei.

Per Keely tutto inizia a cambiare quando vede quella macchia umida sul tappeto. Non riesce a ricordare quando?, perché?, se l’ha fatta lui. Si pensa sonnambulo capace di pisciare sul suo stesso tappeto, o troppo ubriaco per rendersi conto di non aver centrato il buco del cesso.
E quando tutto pare l’anticamera di un grosso problema personale, avviene l’incontro con Gemma, la vicina di casa e Kai, un bambino silenzioso, nipote di quest’ultima.
Ma Gemma fa parte del passato di Keely.
Si conosco, si sono solo persi di vista quando la famiglia Keely se ne è andata dal quartiere dove entrambe le famiglie vivevano. Gemma non ha dimenticato Tom, né tanto meno il passato e Tom, non ha dimenticato lei. Lei che ora è nonna a 45 anni e che ha una figlia in carcere.
Keely non sa cosa si accende dentro di lui, ma qualcosa si smuove. Stare accanto alla loro vita sembra indispensabile alla sua. Sembra l’occasione che ha di ripulirsi dal marcio che si è buttato tutt’intorno. Sembra l’ora delle decisioni.
C’è quel momento della vita in cui non si può pensare, è un momento in cui c’è solo da andare e sperare che tutto vada nel modo giusto. Forse è questo che Tom Keely pensa quando capisce che le cose si mettono per il verso giusto, pur mettendosi nel verso sbagliato.
Quando la realtà difficile in cui vivono Gemma e suo nipote Kai, viene a galla, Tom capisce che non c’è altro modo di salvarsi se non mettendosi in pericolo per il loro bene, per il bene di quel bambino così introverso, così spaventato dal crescere e diventare un adulto, sicuro di non farcela, racchiuso in un corpo così fragile, che sembra rompersi da un momento all’altro.
E poi Gemma, che nonostante la vita sia stata così dura con lei, riesce a suscitare in Tom la bellezza del lasciarsi attrarre da un’altra donna e, nonostante tutto sembri così tremendamente sbagliato e consumato male, fa bene a entrambi. Fa bene guardarsi le spalle, ma anche farsele guardare mentre si chiudono gli occhi e si gode del vento.
E mentre Tom Keely protegge le spalle di Gemma e Kai, Doris proteggerà la mente e cercherà di mantenere in equilibrio suo figlio: Tom Keely. Doris: una donna anziana, ma forte, in carriera, decisa, caparbia. Lei, la bocca della verità per Tom, unico genitore rimastogli dopo la morte del padre Nev avvenuta moltissimi anni prima e che per Tom è sempre stato un mito di ineguagliabile prontezza e delicatezza d’animo, un uomo che sapeva cosa fare, che aiutava gli altri: qualcosa di impareggiabile.
Fin dove possiamo spingere le nostre solitudini?
Quando è ora di farle incontrare e metterle sullo stesso treno, o sulle tracce dello stesso tramonto?

Tim Winton, l’autore, cerca di raccontarci la lotta strana che creiamo in noi, quando pensiamo di restare da soli a combattere i nostri demoni, ma siamo incapaci di riconoscerli. Winton, racconta il doversi separare da noi stessi, per dedicarci a chi punta su di noi il suo sguardo in cerca di aiuto. Lo fa descrivendo sensazioni, luoghi, personaggi, rumori e gesti, in maniera analitica, sporgendosi nella vita senza temere di cadere di sotto. Prende i suoi personaggi già al margine delle loro vite, li spinge oltre e urla loro addosso affinché imparino a rialzarsi da soli.
(la Books Hunter Jessica)

Titolo: Il nido
Autore: Tim Winton
Editore: Fazi Editore
Genere: Romanzo
Uscita: 19 gennaio 2017
Pagine: 442
Prezzo (cartaceo): € 19,50
ISBN: 9788893250689
Prezzo (ebook): € 9,99
ISBN (ebook): 9788893251570

Trama:
Tom Keely, ex ambientalista impegnato molto noto, ha perso tutto. La sua reputazione è distrutta, la sua carriera è a pezzi, il suo matrimonio è fallito, e lui si è rintanato in un appartamento in cima a un cupo grattacielo di Fremantle, da dove osserva il mondo di cui si è disamorato, stordendosi con alcol, antidolorifici e psicofarmaci di ogni sorta. Si è tagliato fuori, e fuori ha intenzione di restare, nonostante la madre e la sorella cerchino in ogni modo di riportarlo a una vita attiva. Finché un giorno s’imbatte nei vicini di casa: una donna che appartiene al suo passato e un bambino introverso. L’incontro lo sconvolge in maniera incomprensibile e, quasi controvoglia, permette che i due entrino nella sua vita. Ma anche loro nascondono una storia difficile, e Keely presto si immerge in un mondo che minaccia di distruggere tutto ciò che ha imparato ad amare, in cui il senso di fallimento è accentuato dal confronto continuo con la figura del padre, Nev, un gigante buono impossibile da eguagliare. In questo romanzo coraggioso e inquietante, Tim Winton si chiede se, in un mondo compromesso in maniera irreversibile, possiamo ancora sperare di fare la cosa giusta.
Scritto con una prosa trascinante che rivela punte di umorismo nero e spietato, Il nido è il toccante racconto dell’incontro tra due solitudini che trovano l’una nell’altra un barlume di speranza. Una storia di miseria e fallimenti, dipendenze e marginalità, sullo sfondo di un’Australia ricca di contrasti, in cui la bellezza struggente dei paesaggi fa a pugni con la periferia urbana, straniante e ostile, dell’estremo lembo del mondo.
L’autore:
Tim Winton ha sempre saputo che il suo destino sarebbe stato quello di essere uno scrittore. Nasce il 4 agosto del 1960 a Perth, cittadina sul mare dell’Australia occidentale e a dieci anni annuncia ai suoi genitori che non ha nessuna intenzione di fare il poliziotto, come suo padre, ma che invece scrivere sarà il suo mestiere. A ventuno, quando ancora frequenta l’università, pubblica il libro che lo rende immediatamente famoso al pubblico australiano: An Open Swimmer gli farà vincere l’Australian Vogel Award. Da lì in poi si dedica alla scrittura a tempo pieno. E “a tempo pieno” significa che quando i suoi bambini si alzano per andare a scuola – è Tim Winton stesso a raccontarlo – lui si mette al tavolino con penna e quaderno e scrive, per otto ore al giorno, ritmi da operaio. Una costanza che lo porta a pubblicare nel giro di una ventina d’anni più di una quindicina di titoli, tra romanzi, raccolte di racconti e libri per bambini modellando uno stile che fin dall’esordio si scopre assolutamente personale. Così diventa un autore tradotto in tutto il mondo, pluripremiato, finalista nel 1995 e nel 2002 al Booker Prize.
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