“SIAMO SEMPRE APERTI.
TRANNE QUANDO SIAMO CHIUSI.”
Come i cuori: sono sempre aperti, anche quando sono chiusi.
Questo romanzo scivola via delicatamente sulle note dei fiori, sul filo dei pensieri. Una storia libera, com’è libero il vento.
Due storie che si incrociano, due vite che aspettano, quelle di Libero e Viola.
Il primo che si prenota la felicità da qui a 10 anni, la seconda che prova a vedere il mondo con i suoi occhi, smettendo di guardarlo con quelli un po’ folli della madre.
A volte il problema non è essere soli, a volte la cosa drammatica è sentirsi soli pur essendo in due. Questa è la condizione in cui si troverà a vivere Libero. Lui credeva di aver raggiunto la felicità, invece si era solo sforzato di vederla anche laddove non c’era. La voleva così tanto che al primo battito, ha pensato fosse giunto il fatidico momento.
Ma perché tutta questa fretta di amare ed essere amati?
Forse è un processo troppo complicato perché accada quando lo vorremmo noi.
Ma perché tutta questa fretta di amare ed essere amati?
Forse è un processo troppo complicato perché accada quando lo vorremmo noi.
Libero sapeva tutto di lei. Ancor prima che arrivasse; così si è sforzato di vedere quelle cose in qualcuno che lei non era. E così all’improvviso sapeva “di chiamarsi Libero” ma non sapeva se lo era davvero.
Per questo aveva forse prenotato alla Locanda dell’Ultima Solitudine? Perché andar lì avrebbe significato un’attesa ben ripagata? Lì dove “il sole sviene nel mare”. Un posto che nasconde una storia che in pochi conoscono, gestita interamente dai ricordi del suo proprietario che non certo da solo manda avanti quella locanda da un unico tavolo, in cui non pernottano più persone da anni, in cui dieci perle possono essere ciò che desideri di più mangiare, in quel luogo dove un altro uomo nasconde se stesso in attesa di morire.
Mentre Libero dimenticherà Punta Chiappa e la sua Locanda, Viola dimenticherà come accordare i fiori, come odiare la menta, come stabilire i confini fra Bisogno e la Città Grande e anche quelli fra un prete e se stessa. Si scorderà di accordarsi alle urla di sua madre, all’assenza di suo padre. Scriverà lunghe lettere che imbucherà nel camino acceso.
Nell’attesa…
È tutto questo la vita: attesa. Mentre si corre si attende. Su quella strada si aspetta che qualcuno si affianchi e inizi a camminare per il mondo con noi. E mentre si attende si vive scivolando e rialzandosi.
Il romanzo di Alessandro Barbaglia ci ricorda l’importanza dello star soli anche quando fuori piove o tira vento e vorresti essere abbracciato forte. Con una scrittura lieve, delicata e piena di dolci pendii di parole, ci fa camminare sul suo cuore alla ricerca della chiave che apre il nostro personale baule. Una storia che fa piacere leggere, che accompagna il lettore con armonia fino alla fine.
Siate la delicatezza nelle parole, come i petali dei fiori di Viola.
Siate la capacità di attendere, come il posto nella locanda, prenotato da Libero.
Siate come la Locanda dell’Ultima Solitudine… un luogo meraviglioso in cui potete stare bene in due come soli.
(La Books Hunter Jess)
Titolo: La Locanda dell’Ultima Solitudine
Autore: Alessandro Barbaglia
Editore: Mondadori
Genere: Romanzo
Uscita: 17 gennaio 2017
Pagine: 168
Prezzo (cartaceo): € 17,00
ISBN: 9788804673149
Prezzo (ebook): € 8,99
ISBN (ebook): 9788852078125
Trama:
Libero e Viola si stanno cercando. Ancora non si conoscono, ma questo è solo un dettaglio… Nel 2007 Libero ha prenotato un tavolo alla Locanda dell’Ultima Solitudine, per dieci anni dopo. Ed è certo che, lì e solo lì, in quella locanda tutta di legno arroccata sul mare, la sua vita cambierà. L’importante è saper aspettare, ed essere certi che “se qualcosa nella vita non arriva è perché non l’hai aspettato abbastanza, non perché sia sbagliato aspettarlo”. Anche Viola aspetta: la forza di andarsene. Bisogno, il minuscolo paese in cui abita da sola con la madre dopo che il padre è misteriosamente scomparso, le sta stretto, e il desiderio di nuovi orizzonti si fa prepotente. Intanto però il lavoro non le manca, la collina di Bisogno è costellata di fiori scordati e le donne della famiglia di Viola, che portano tutte un nome floreale, si tramandano da generazioni il compito di accordarli, perché un fiore scordato è triste come un ricordo appassito. Libero vive invece in una grande città, in una casa con le pareti dipinte di blu, quasi del tutto vuota. Tranne che per un baule: imponente, bianco. Un baule che sembra un forziere, e che in effetti custodisce un tesoro, la mappa che consente di seguire i propri sogni. Quei sogni che, secondo l’insegnamento della nonna di Viola, vanno seminati d’inverno. Perché se resistono al gelo e al vento, in primavera sbocciano splendidi e forti. Ed è allora che bisogna accordarli, perché i sogni bisogna sempre curarli, senza abbandonarli mai. Libero e Viola cercano ognuno il proprio posto nel mondo, e nel farlo si sfiorano, come due isole lontane che per l’istante di un’onda si trovano dentro lo stesso azzurro. E che sia il mare o il cielo non importa. La Locanda dell’Ultima Solitudine sorge proprio dove il cielo bacia il mare e lo scoglio gioca a dividerli. La Locanda dell’Ultima Solitudine sta dove il destino scrive le sue storie. Chi non ha fretta di arrivarci, una volta lì può leggerle. Come fossero vita. Come fossero morte. Come fossero amore.
L’autore:
Alessandro Barbaglia, poeta e libraio, ha trentacinque anni e vive a Novara.
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