AGGIORNAMENTO DEL 17.09.18
“Le assaggiatrici” (Feltrinelli) di Rosella Postorino, vince la 56a edizione del Premio Campiello.
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Del resto, vogliamo solo sentirci vivi.
“Le assaggiatrici” (Feltrinelli) di Rosella Postorino, vince la 56a edizione del Premio Campiello.
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Del resto, vogliamo solo sentirci vivi.
Siamo desiderio, siamo carne e istinto di sopravvivenza. La nostra fragilità, la sconfitta, la perdita, la paura, la fame. Una fame rischiosa, una fame che può avvelenarle tutte. Loro sono dieci donne, dieci assaggiatrici.
Rosa Sauer viene prelevata dalla casa dei suoi suoceri una mattina che fa freddo. Gregor, suo marito, è partito per combattere sul fronte russo. Sono sposati appena da un anno. Rosa lo attende, ma lui, molto presto smette di scriverle. Quando la portano in quella che diverrà la mensa delle assaggiatrici, Rosa pensa di impazzire: assaggiare il cibo del Fuhrer, per testare che non sia avvelenato, è una follia. Eppure quando le pietanze sfilano di fronte a queste dieci donne, tutte tedesche, Rosa capisce che nessuna di loro riuscirà a trattenersi dall’impugnare la forchetta e mangiare, perché non servono ordini: basta la fame.
Quello sarà il lavoro che le vedrà retribuite per i mesi a venire. Ufficialmente assunte per garantire l’incolumità dello stomaco di Hitler. Tutta la giornata ruota attorno alla fame, al cibo, a sperare di non morire avvelenate, a sperare nei ritorni, a sperare che tutto finisca.
“La paura entra tre volte al giorno, sempre senza bussare, si siede accanto a me, e se mi alzo mi segue, ormai mi fa quasi compagnia.”
E mentre le stagioni cambiano e l’amicizia con alcune delle assaggiatrici sembra cominciare ad avere un senso, le notizie che le arrivano sono invece un pugno nello stomaco. Rosa si sente abbandonata, inizia a odiare Hitler, dopotutto lei gli fa da stomaco, rischiando ogni giorno la sua stessa vita per lui. E poi arriva in caserma il tenente Ziegler, SS per eccellenza. Colui che fa rispettare le regole, che alza l’asticella del terrore, colui che dopo averla incontrata al di fuori della mensa, non può più fare a meno di lei.
Ma perché si diventa l’amante di un’SS?
Deve restare un segreto?
“Tornai a pensare che non avessimo il diritto, noi, di parlare d’amore. Abitavamo un’epoca amputata, che ribaltava ogni certezza, e disgregava famiglie, storpiava ogni istinto di sopravvivenza.”
Sarà che Rosa ha bisogno di riempire quei vuoti di donna che solo le carezze e i baci sanno appagare. Sarà che spesso le cose proibite riescono a suscitare sentimenti sconosciuti, sarà che la solitudine fa male alla fragilità e forse sarà che in un tempo in cui tutto viene meno, uno sguardo può fare tutto ciò che manca. E ancora, sarà che in mezzo al dolore e alle rinunce, alla paura e alle restrizioni, c’è la speranza di poter restare vivi.
“Quando perdi una persona, il dolore è per te stesso, che non la vedrai più, non sentirai più la sua voce, che senza di lei, credi, non resisterai. Il dolore è egoista: era questo a farmi rabbia.”
Rosella Postorino ha scritto qualcosa di forte. Ha aggiunto tasselli alla triste storia di quegli anni, impreziosendola, prendendo ispirazione da una storia altrettanto vera. Mette a nudo la fragilità di una donna inizialmente inconsapevole di quanto possa esser difficile accettare la solitudine. Regala al lettore l’innata incontrollabilità dell’istinto di sopravvivenza, non solo inteso come bisogni primari, ma come persone uniche a se stesse, alla ricerca di felicità e libertà. Ci ricorda che quel periodo non era solo composto di fatti, date e numeri, ma anche di persone che a quei fatti hanno preso parte. Ci avvicina, se vogliamo, come fa questo genere di storie romanzate, legate appunto alla storia della nostra umanità, a quelle che erano le vite della gente, nel loro quotidiano, che hanno vissuto gli attimi di terrore e paura e che spesso sono riuscite a trovare un sorriso, un motivo per rimanere laddove non si sarebbe mai più vista volare una farfalla.
Un libro che è un dolore tenere aperto, ma che si rivela un doppio dolore chiudere.
(la Books Hunter Jessica)
Titolo: Le assaggiatrici / Autrice: Rosella Postorino
Editore: Feltrinelli / Genere: Narrativa
Uscita: 11 gennaio 2018 / Pagine: 288
Prezzo (cartaceo): € 17,00 / ISBN: 9788807032691
Trama:
“Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer, il cibo del Führer mi circolava nel sangue. Hitler era salvo. Io avevo di nuovo fame.” Fino a dove è lecito spingersi per sopravvivere? A cosa affidarsi, a chi, se il boccone che ti nutre potrebbe ucciderti, se colui che ha deciso di sacrificarti ti sta nello stesso tempo salvando?
La prima volta che entra nella stanza in cui consumerà i prossimi pasti, Rosa Sauer è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Con lei ci sono altre nove donne di Gross-Partsch, un villaggio vicino alla Tana del Lupo, il quartier generale di Hitler nascosto nella foresta. È l’autunno del ’43, Rosa è appena arrivata da Berlino per sfuggire ai bombardamenti ed è ospite dei suoceri mentre Gregor, suo marito, combatte sul fronte russo. Quando le SS ordinano: “Mangiate”, davanti al piatto traboccante è la fame ad avere la meglio; subito dopo, però, prevale la paura: le assaggiatrici devono restare un’ora sotto osservazione, affinché le guardie si accertino che il cibo da servire al Führer non sia avvelenato.
Nell’ambiente chiuso della mensa forzata, fra le giovani donne s’intrecciano alleanze, amicizie e rivalità sotterranee. Per le altre Rosa è la straniera: le è difficile ottenere benevolenza, eppure si sorprende a cercarla. Specialmente con Elfriede, la ragazza che si mostra più ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva il tenente Ziegler e instaura un clima di terrore. Mentre su tutti – come una sorta di divinità che non compare mai – incombe il Führer, fra Ziegler e Rosa si crea un legame inaudito.
Rosella Postorino non teme di addentrarsi nell’ambiguità delle pulsioni e delle relazioni umane, per chiedersi che cosa significhi essere, e rimanere, umani. Ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto – spesso antieroico – di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.
L’autrice:
Rosella Postorino ha esordito con il racconto In una capsula, incluso nell’antologia Ragazze che dovresti conoscere (Einaudi Stile Libero, 2004). Ha pubblicato i romanzi La stanza di sopra (Neri Pozza, 2007; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis) e Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Premio Penne), la pièce teatrale Tu (non) sei il tuo lavoro (in Working for Paradise, Bompiani, 2009), Il mare in salita (Laterza, 2011) e Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018). È fra gli autori di Undici per la Liguria (Einaudi, 2015).
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