Non un manuale né un’antologia densa di concetti, regole e trucchi del mestiere: stavolta non sarà la letteratura degli addetti al mestiere a dare un senso all’arte della scrittura.
Sarà il cinema, la cosiddetta settima arte, a farci entrare nel fantastico mondo di chi sa trasmettere sentimenti e stati d’animo attraverso carta, penna ed inchiostro.
Eh già, perché di emozioni si tratta quando si ha a che fare con la scrittura. Un atto così personale, così intimo eppure così plateale e mondano è capace di rivelare tutta la natura di un essere umano.
Ce lo ricorda Sean Connery nel film “Scoprendo Forrester”:
“La prima stesura la devi buttare giù col cuore e poi la riscrivi con la testa. Il concetto chiave dello scrivere è scrivere non è pensare!”
Sean Connery – William Forrester
È la pancia che comanda quando ci si trova di fronte ad un foglio bianco. Quello che sentiamo e che magari nemmeno immaginiamo di provare, tale è il lavoro incessante del nostro subconscio, diventa chiaro quasi per magia una volta gettato su carta.
Come d’incanto ci si trova a compilare righe su righe senza sosta, le dite scorrono veloci sulla tastiera e per miracolo ecco la nostra storia lì, nero su bianco, a guardarci dalla scrivania.
Ha ragione KeiraKnightley quando nel film “Colette” dice:
“La mano che tiene la penna scrive la storia.”
Keira Knightley – Colette
Non a caso da un testo scritto spesso un lettore evince qualcosa della personalità di chi scrive. Sicuramente intuisce se chi ha di fronte ha la stoffa dello scrittore oppure no, se usa la scrittura solo come mezzo di sostentamento o se invece non può farne a meno, come se fosse nutrimento necessario più del cibo.

Se la scrittura è solo un ‘lavoro’, di scrittore non si tratta, tantomeno di autore: è puro stile mercenario. Quando invece la passione vera, quella autentica, trova nella scrittura il mezzo per esprimersi, prepariamoci ad un’ondata travolgente.
Calza a pennello la frase di Robin Williams nel film “L’attimo fuggente”:
“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino. Noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione.
Robin Williams – John Keating
Una frase quest’ultima che sembra riassumere in poche parole il senso della vita umana. Perché vivere se non possiamo comunicare ciò che siamo?
Dovremmo tutti rispettare la nostra natura e fare ciò che sentiamo più vicino a noi e più pertinente alla nostra personalità. Non a tutti è dato il dono della scrittura, ma chi lo possiede dovrebbe farne tesoro.
Fa pensare la frase detta da Logan Lerman nel film “Fury”:
“Io sono stato addestrato a scrivere sessanta parole al minuto, non a sparare a cadaveri già morti!”
Logan Lerman – Norman Ellison
L’addestramento alla scrittura, l’allenamento all’uso di parole nuove… di nicchia al posto di termini banali e abusati e la perseveranza nello studiare perifrasi e modi di dire, il tutto unito alla lettura di libri e di materiale di qualità possono rendere uno scrittore talentuoso un autore di prima linea.
Il talento da solo non basta però: se l’allenamento aiuta, di certo l’ingrediente principale a cui uno scrittore non può rinunciare sono le idee.
Esiste nell’immaginario collettivo il concetto di artista tormentato, inquieto, solo e divorato dai pensieri. A riassumere in poche parole questo status simbolo dello scrittore c’è la battuta di Sarah Strange nella serie tv “The L Word”:
“Chi è ricco non è abbastanza tormentato per scrivere.”
Sarah Strange – Annette Bishop (stagione 1, episodio 8, ‘Listen Up’)
Se anche nei telefilm di ultima generazione resiste il binomio arte-inquietudine, vuol dire che un fondo di verità c’è, al di là delle idee romantiche che a ciascuno di noi sono balenate in mente su poeti e scrittori più o meno maledetti.
A rinforzare questa convinzione ci pensa BenWhishaw, che nel film “Heart of sea- Le origini di Moby Dick” dice:
“Non sono un grande scrittore ma dalla prima volta che l’ho sentita questa storia mi ossessiona, mi consuma. Temo che se non la scrivessi non scriverei mai più! Temo che se la scrivessi potrebbe non essere buona quanto dovrebbe.”
Ben Whishaw – Herman Melville
Ossessione, passione, tormento, nutrimento: di questo vive la scrittura.
Talento, determinazione, idee senza un filo logico che vagano nella mente fino a trovare un senso compiuto grazie alla penna: di questo sono fatti gli scrittori.
Autore: FRASICELEBRI.IT