Curiosità, solidarietà, voglia di conoscere: cosa spinge i francesi a leggere il romanzo di Hugo, nel momento in cui il Notre- Dame de Paris va a fuoco?
Le fiamme che divorano la cattedrale francese sono impresse in un’immagine che ha fatto il giro del mondo. Ha commosso, ha scioccato tutti. C’era paura negli occhi di chi guardava il rogo, paura di perdere un pezzo di storia, un pezzo di identità.
Forse è proprio questa paura a spingere i francesi a correre in libreria per acquistare il romanzo di Victor Hugo, Notre-Dame de Paris. Ne parlano i giornali, i telegiornali, ne parla il web. Le classifiche di Amazon in Francia lo confermano, così come i librai francesi che dichiarano che il libro è, in questi giorni, il più venduto, il più richiesto.
Il bisogno di trovare una sicurezza perduta, di tornare all’essenza di ciò che il Notre-Dame rappresenta per ogni cittadino francese. Forse anche un moto d’orgoglio nei confronti di qualcosa che simbolicamente raffigura le proprie origini.
I malpensanti vedono una speculazione dietro questo comportamento, e le frasi “ci voleva l’incendio per leggere il libro” si sprecano ovunque. Noi vogliamo credere al lato buono delle persone e pensiamo che ogni momento della vita richieda un certo tipo di lettura, che ci si sente predisposti nei confronti di un libro anche in virtù del proprio stato d’animo. Forse, semplicemente, adesso il cuore della Francia si sente pronto per il romanzo di Hugo. Le persone, magari, hanno semplicemente voglia di coccolare tra le mani, attraverso un libro, qualcosa che non c’è più.

Titolo: Notre-Dame de Paris
Autore: Victor Hugo
Editore: Mondadori
Edizione: Oscar Classici
Pagine: 700
Prezzo di copertina: € 12,00
Uscita: 2016
ISBN: 9788804672234
Lettore entusiasta di Walter Scott, il giovane Hugo decide di superare il maestro: “Dopo il romanzo pittoresco ma prosaico di Scott, resta da creare un altro romanzo, secondo noi più bello e più completo. È il romanzo, allo stesso tempo dramma ed epopea, pittoresco ma poetico, reale ma ideale, vero ma grandioso, che incornicerà Walter Scott in Omero”.
Il romanzo storico esce nel 1831; al di là del dramma della bella Esmeralda, contesa tra il deforme campanaro Quasimodo, l’arcidiacono Frollo e il poeta Gringoire, vuole far rivivere nella fantasia dei lettori i miti sepolti nei monumenti di Parigi, e in primo luogo nella presenza viva della sua cattedrale. Ma questo acceso melodramma d’ambiente medievale è anche una lunga confessione involontaria.
Sinossi:
La cattedrale di Notre-Dame è il cuore di Parigi, città in cui si incrociano i destini di Quasimodo, il campanaro deforme che salva dall’impiccagione la bella zingara Esmeralda, di Gringoire, il poeta pazzo e girovago, del nobile ufficiale Phoebus, di Frollo, l’arcidiacono dall’anima nera, e della folla tumultuante dei reietti. Grandioso affresco a tinte forti, ricco di colpi di scena, il romanzo – popolato da ombre sinistre – incarna i temi del romanticismo: la storia come luogo d’azione; il popolo che per la prima volta entra a viva forza nella letteratura; il raffronto tra l’orrido e il bello e, soprattutto, il bene sconfitto dal male.

Poeta, romanzie e drammaturgo francese.
Figlio di un generale napoleonico, visse da ragazzo in Italia e in Spagna, dove suo padre era stato inviato al seguito di Giuseppe Bonaparte. Dal 1815 al ’18, dopo la destituzione del generale Hugo ad opera della Restaurazione e la separazione dei suoi genitori, Victor rimase nel Convitto Cordier da cui uscì fermamente deciso a dedicarsi alla letteratura. Sotto l’influenza delle teorie monarchiche e conservatrici di Chateaubriand e di Lamennais, fondò insieme al fratello Abel Il Conservatore letterario – Le Conservateur littéraire (1819-1821). Nel 1822 pubblicò una prima raccolta di “Odi e poesie varie” (Odes et poésies diverses).
La morte della madre fece venir meno il veto al matrimonio con Adèle Foucher: fu l’occasione per accostarsi alla religione.
Dapprima classicista e reazionario, si volse a poco a poco al Romanticismo in letteratura e alla democrazia repubblicana in politica.
Eletto accademico nel 1841 e Pari di Francia nel 1845, il colpo di stato di Napoleone III (1851) lo costrinse all’esilio. E dalle isole di Jersey e di Guernesey, luoghi del suo ritiro, si avventò contro il tiranno.
Del periodo dell’esilio sono le sue poesie più belle.
Rifiutata sdegnosamente l’amnistia politica nel 1858, ritornò a Parigi solo dopo Sedan e la capitolazione di Napoleone III (1870), ma venne nuovamente costretto all’esilio dall’invasione tedesca. Il suo ritorno definitivo a Parigi nel 1873 dette inizio a quella sconfinata ammirazione dell’opinione pubblica che doveva poi culminare nelle manifestazioni nazionali per i funerali del poeta.
Eletto senatore nel 1876, fu assiduo fino all’ultimo alle sedute del Senato (dove lottò, fra l’altro, per la concessione dell’amnistia ai comunardi) e dell’Accademia, morì a 83 anni. Il suo catafalco, esposto all’Arco di Trionfo, trovò posto nel Panthéon.
Ti può interessare anche il nostro articolo “In giro per la Provincia: Arcumeggia – Borgo dipinto“