Ieri sera, 24 giugno, al Teatro Maggiore di Verbania, i finalisti del Premio Strego 2019 hanno presentato i loro romanzi. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Davanti a un pubblico numeroso e alle autorità locali, sul palco del Teatro Maggiore di Verbania, Alessandra Tedesco, giornalista di Radio24, ha moderato l’incontro con quattro dei cinque finalisti del Premio Strega 2019: Benedetta Cibrario, Nadia Terranova, Marco Missiroli e Claudia Durastanti. Assente invece Antonio Scurati a causa di un impegno improrogabile.

Ad aprire la bellissima serata “di rilevante spessore culturale” è stato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci: la cinquina finalista si presenta anche negli istituti culturali europei. In effetti ci sono giurati del Premio in tutto il mondo, il loro punto di vista esterno è importante perché arricchente.
A seguire, Benedetta Cibrario con “Il rumore del mondo” edito da Mondadori.
Per scrivere questo libro è partita dal concetto di diffidenza. Si è chiesta cosa fa un individuo quando va in un paese nuovo e ha tutto contro. Eppure c’è qualcosa che lo trattiene e non lo fa scappare via. Nel caso di Anne, la protagonista, è la curiosità. Anne arriva da Londra a Torino, osserva e cerca di comprendere il nuovo paese che sta nascendo.

Nello scrivere questo mio romanzo ho sentito un irresistibile richiamo verso il classico.
La letteratura si fa creatrice di mondi.
Marco Missiroli con “Fedeltà”, edito da Einaudi.
Ci parla del tessuto onomatopeutico che ci lega l’uno all’altro. Ha adorato il film “Una giornata particolare” di E. Scola, con Sofia Loren e Marcello Mastroianni, due pesi di solitudine importanti. Anche nel suo libro affronta pesi di solitudine che si scontrano nell’infedeltà.
Missiroli ci racconta un aneddoto: ci sono tre amiche al bar, lui le ascolta e sente la fedeltà che c’è tra loro. Quando una di loro se ne va, le altre due megere iniziano subito a parlarne male. Ecco l’infedeltà. Per il narratore (lui) che assiste è un colpo terribile.

Molto tranquillo è molto dolore. Le persone troppo tranquille e composte, hanno l’inferno dentro. E a un certo punto crollano.
Noi con Benedetta Cibrario Noi con Marco Missiroli
Claudia Durastanti con “La Straniera”, edito da La nave di Teseo.
Definisce la funzione protettiva dello stereotipo. Ci dice: Mi sono definita punk, anche post punk. Non mi sono mai definita europea. Ha troppo poco sex appeal. E sono stata una straniera.
Il suo è un libro dichiaratamente autobiografico, un’indagine familiare, molto vicino a una vera lettera d’amore.
Con questo romanzo ho restituito l’identità alle donne migranti della mia famiglia. Ho restituito ai miei genitori la bellezza della loro storia. Li ho guardati non più come genitori in quanto tali, ma come persone nella loro piena identità.
Vengo da una famiglia di romanzieri, anche se nessuno ha mai scritto un romanzo.

La scrittura è lo stigma di chi resta.
Dopo un grande dolore arriva un sentimento formale. “Formale” inteso come la forma che diamo alla nostra esistenza.
Nadia Terranova con “Addio fantasmi”, edito da Einaudi.
Esordisce dicendo: Il libro siamo noi. Parla del periodo dopo la fine della scrittura di un romanzo, quando si deve staccare dall’atto della creazione, quando non è più parte stessa del libro ma deve parlarne comunque continuamente nelle presentazioni. Lo definisce un momento di disequilibrio. Per Ida, la protagonista, l’attimo del disequilibrio dura ben ventitré anni. Dall’orario preciso in cui il padre scompare (a questo punto abbiamo accolto con tenerezza la commozione dell’autrice) e non verrà più ritrovato.
Ero in Puglia e alloggiavo in un appartamento molto caratteristico. In camera da letto non riuscivo proprio a dormire. Mi sentivo osservata. Mi sono guardata in giro e ho notato un vaso con due occhi, dipinto da un artista. Ho pravato razionalmente a dirmi che erano solo occhi dipinti. Ma ad un certo punto ho dovuto alzarmi e girare il vaso, occhi al muro. In quel preciso momento ho realizzato cosa avevo scritto in questo mio romanzo. Volevo mettermi al riparo dallo sguardo di mia madre.

Dalla madre non ti salvi.
Noi con Claudia Durastanti Noi con Nadia Terranova
Ognuno di questi autori ha saputo emozionarci, con argomenti diversi che però finivano per intrecciarsi in una riflessione molto profonda. Al momento dell’incontro, sono stati tutti molto sciolti, in un clima di grande cordialità. Senza dubbio, abbiamo vissuto dei bellissimi momenti letterari e personali e ci siamo impresse nel cuore dei meravigliosi sorrisi.
Un ringraziamento va a Francesco Muzzopappa, che ci ha aiutato con il reportage fotografico.
Non ci resta che fare un grosso in bocca al lupo a tutti.
