Domani, 14 settembre, sul palco del teatro La Fenice di Venezia, si svolgerà la finale della 57esima edizione del Premio Campiello. In attesa che la giuria assegni il premio, promosso dalla Fondazione Il Campiello ‐ Confindustria Veneto, conosciamo meglio i libri e gli autori candidati.
Oggi parliamo di Francesco Pecoraro, col suo romanzo, “Lo stradone”, edito da Ponte alle Grazie, e Andrea Tarabbia con “Madrigale senza suono” edito da.

Titolo: Lo stradone
Autore: Francesco Pecoraro
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 443
Prezzo di copertina: € 18,00
Uscita: 18 aprile 2019
ISBN: 9788833310602
Descrivere il presente osservando la vita di una strada. Raccontare il Novecento attraverso la storia di un quartiere. Ritrarre il declino collettivo nelle vicende di un singolo uomo. Il nuovo romanzo di uno dei più originali scrittori italiani.
Primi anni Venti di questo secolo nella «Città di Dio», decadente metropoli che assomiglia molto a Roma. Un uomo di circa settant’anni osserva dal settimo piano della sua palazzina le vicende dello «Stradone». I tanti personaggi che lo percorrono incarnano tutte le forme del «Ristagno» della nostra società.
Invecchiamento e conformismo, razzismo e sessismo, sopravvivenze popolari e «trentelli» rampanti, barbagli di verità, etnie in conflitto. Il fantasma dell’integralismo islamico, la liquefazione di sinistre e destre e della classe media in un unico «Grande Ripieno». Nulla sfugge a questo narratore disordinato ma perspicace, che pare saper restituire meglio di chiunque – con ironia, cinismo, nostalgia, umorismo – il non senso del nostro presente.
Racconta anche, l’uomo senza nome, la propria esistenza di «Novecentesco», aspirante storico dell’arte, funzionario di Ministero. Uomo che ha creduto nel comunismo e poi si è fatto socialista e corrotto, con i suoi amori e, oggi, l’ossessione per la vecchiaia, la malattia, la pornografia. E ricostruisce infine – con documenti veri o quasi – veri – la storia di un quartiere i cui abitanti, operai e proletari, per secoli e fin oltre la metà del Ventesimo, hanno prodotto qui i mattoni di cui è fatta la Città. Il quartiere più comunista e antifascista della Città, forse visitato da Lenin – personaggio inatteso di queste pagine – nel 1908.
Il risultato è un libro assolutamente unico nel panorama letterario non solo italiano, in cui la passione politica, antropologica e linguistica, le vicende di una vita, di un quartiere, di un intero secolo concorrono a un’esperienza di lettura indimenticabile. Un’illuminante – tragica ed esilarante – avventura di conoscenza.

Francesco Pecoraro
Lavora come architetto urbanista presso il comune di Roma, dove vive.
Scrive da una ventina d’anni, poesie, saggi su arte e architettura pubblicati da riviste specializzate e racconti.
Ha pubblicato i racconti di Dove credi di andare (Premio Napoli e Premio Berto), le poesie di Primordio vertebrale, Questa e altre preistorie.
Con il suo romanzo La vita in tempo di pace è stato candidato al Premio Strega 2014. Nel 2019 esce per Ponte alle Grazie il suo nuovo libro: Lo stradone.

Titolo: Madrigale senza suono
Autore: Andrea Tarabbia
Editore: Bollati Boringhieri
Pagine: 384
Prezzo di copertina: € 16,50
Uscita: 21 febbraio 2019
ISBN: 9788833931326
La musica più pura, il più efferato dei delitti, in un gioco di specchi potente e sottilissimo.
Un uomo solo, tormentato, compie un efferato omicidio perché obbligato dalle convenzioni del suo tempo. Da lì scaturisce, inarginabile, il suo genio artistico. Gesualdo da Venosa, il celebre principe madrigalista vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento, è il centro attorno a cui ruota il congegno ipnotico di questo romanzo gotico e sensuale. Come può, è la domanda scandalosa sottesa, il male dare vita a tale e tanta purezza sopra uno spartito?
Per vendicare l’onore e il tradimento, il principe di Venosa uccide Maria D’Avalos, dopo averla sposata con qualche pettegolezzo e al tempo stesso con clamore. Fin qui la Storia. Il resto è la nostalgia che ne deriva, la solitudine del principe: è lì, nel sangue e nel tormento, che Andrea Tarabbia intinge il suo pennino e trascina il lettore in un labirinto. Questa storia − è ciò che il lettore scopre sbalordito − ci parla dritti in faccia, scollina i secoli e arriva fino al nostro oggi, si spinge fino a lambire i confini noti eppure sempre imprendibili tra delitto e genio. Con un gioco colto e irresistibile, tra manoscritti ritrovati e chioe di Igor Stravinskij − che nel Novecento riscoprì e rilanciò il genio di Gesualdo − Andrea Tarabbia, scrittore tra i migliori della sua generazione, costruisce un romanzo importante, destinato a restare.
L’edificio che attraverso “Madrigale senza suono” Tarabbia innalza è una cattedrale gotica da cui scaturisce la potenza misteriosa della musica. È impossibile, per il lettore, non spingere il portale. E, una volta entrato, non restarne intrappolato.

Andrea Tarabbia
Nato a Saronno nel 1978, russista di formazione, è docente di letteratura comparata presso l’Università di Bergamo.
Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra, Marialuce e Il demone a Beslan, il saggio Indagine sulle forme possibili, La patria non esiste e Madrigale senza suono.
Oltre a scrivere sulla rivista Il primo amore, pubblica articoli per Liberazione, Gli altri, Nazione indiana.
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