Di letture ce n’è per tutti i gusti. Di critiche e pregiudizi, anche.
Dimmi cosa leggi e ti dirò chi sei. Ma è sempre vero?
Una doverosa premessa: fino a un certo punto della mia vita, ho letto solo libri fantasy. Erano quelli capaci di proiettarmi in mondi diversi dal mio, sentivo le letture aderirmi addosso come una seconda pelle. Poi qualcosa è cambiato e da quel momento leggo di tutto. Noi che gestiamo questo blog siamo dichiaratamente onnivore. È una scelta. Non vogliamo precluderci niente, perché abbiamo trovato letture meravigliose (altrettante per niente entusiasmanti) in tutti i generi letterari. E poi insomma siamo books hunters e quindi ci piace stanare prede letterarie in ogni dove.
Eppure osserviamo, nel variopinto e popoloso mondo del web, comportamenti difficili da decifrare.

Ad esempio, di fronte a un post (ma non necessariamente nostro eh) in cui viene elogiato il libro del momento, si scatenano gli haters del bestseller.
Quei lettori che a prescindere dal genere, dall’autore, dal titolo, dichiarano che non lo leggeranno mai perché sicuramente (ma “sicuramente” cosa?) se è in cima alle classifiche, il risultato non è frutto del talento, bensì di un complotto (oh quanto piace alla gente usare la parola “complotto”!) editoriale studiato a tavolino. Potrà anche essere, ma perché etichettare un bestseller come “falso” senza neanche averlo letto? O peggio ancora, perché giudicare chi invece lo legge come se fosse una pedina manovrata dal sistema autoritario? Beh certo, non siamo tutte menti così elette, e ci capita di cadere nel tranello truffaldino e ci ritroviamo a leggere il libro più venduto. Che sciocchi che siamo.
Altro caso è quello in cui si postano le recensioni positive. Si legge una buona storia, lo si dice e si condivide l’entusiasmo con gli altri. Anche qui capita a volte di scatenare delle reazioni strane. Ci sono lettori che non credono alle recensioni positive a prescindere.
Sempre meglio dubitare di un parere favorevole, piuttosto che farsi abbindolare da chi vuole propinare ai poveri malcapitati una lettura a tutti i costi.
E anche qui, scatta il complotto (oh che meraviglia!). Se il parere è troppo favorevole, è un parere pagato, corrotto. E ce ne saranno pure, ma anche in questo caso, perché fare di tutta l’erba un fascio? Se si ha un dubbio, l’internet offre inesauribili risorse, e si può tranquillamente verificare la fonte che ha scritto la recensione. E dopo averla verificata e magari aver appurato che è affidabile e seria (incredibile, ne esistono!), bisognerebbe compiere un altro passo verso la democrazia, e accettare che altri possano avere idee diverse dalle nostre.
Vogliamo poi parlare di quelli che “se non leggi Dostoevskij almeno una volta all’anno, sei una nullità”?
Se invece lo leggi correntemente, se sai a memoria almeno una poesia di Emily Dickinson, se Emily Brontë non ha segreti per te, se sai recitare con trasporto almeno un incipit di Cesare Pavese, allora sei un intellettuale degno di far parte di alcuni e privilegiati circoli esclusivi (cioè alcuni gruppi sui social). In questi gruppi, se si parla di un buon libro, che però non appartiene all’elenco dei classici intramontabili (e qui ci inchiniamo senza ironia al cospetto dei mostri sacri della letteratura), allora non vale la pena dar seguito alla discussione, giudicata a prescindere una perdita di tempo. Degni di nota sono solo i confronti su grandi libri, preferibilmente del passato. Quelli importanti, quelli che se li conosci fa tanto figo, quelli che elevano le persone allo status di intelligentoni altamente acculturati. Vuoi mettere se ti chiedono qual è l’ultimo libro che hai letto e tu puoi rispondere “L’insostenibile leggerezza dell’essere”? Caspita, che titolone, questo sì che è leggere! (Attenzione, è solo un esempio, niente da dire sul capolavoro di Milan Kundera).
Però questo somiglia tanto a una sorta di snobismo letterario. Le persone che affrontano letture di altro genere, non è che siano meno brillanti e addirittura potrebbero saperne più di altri proprio sui classici. Ma magari non ostentano spudoratamente il loro sapere. O magari si sentono più a loro agio con altre letture. Questo fa di loro dei lettori orribili? Beh, per qualcuno sì.
Sono tante le cose che ci lasciano perplesse, ma rimane che condividere l’amore per i libri è una sensazione bellissima per noi, perché i confronti costruttivi (costruttivi!) ci fanno crescere dentro. Sicuramente abbiamo imparato a non chiudere la nostra mente ma anzi a tenerla aperta e disponibile a sempre nuove esperienze di lettura. E a tutti quelli che si sentono superiori a tutto e tutti, diciamo che il pregiudizio, qualunque esso sia, non fa chic, anzi fa tanto ignoranza!