“La carne” è un libro difficilmente inquadrabile, perché spazia in vari generi letterari. Non sempre interpretabile. Ma assolutamente coinvolgente.
Non è semplice esprimere un giudizio su questo libro. A volte mi ha fatto tenerezza, altre mi ha presa a schiaffi. Altre ancora l’ho trovato delirante. Eppure mi è stato impossibile non affezionarmi al vecchio narratore, a quella sua spiazzante consapevolezza di invecchiare in un mondo che invece è fermo nel tempo. Un mondo cristallizzato in cui tante, troppe, persone vanno avanti senza una meta, indifferenti a tutto e tutti, spinti solo dal bisogno di soddisfare una fame innaturale di carne. Persone che non muoiono mai e che non vivono più. Sono innocui, fanno del male solo a loro stessi senza neppure percepirlo.
Si tratta di una malattia? È contagiosa? Nessuno ha una risposta precisa per queste domande. Succede. Succede e basta. Si inizia ad avere fame, si smette di vivere, ma non si muore, mai.
L’anziano narratore non è malato, è vivo per davvero. Ma non per intero. Successe il giorno del suo decimo compleanno, quando un incidente a dir poco sconcertante, gli portò via una parte di lui. Una parte di lui che racchiudeva un ipotetico futuro fatto di rapporti e relazioni, e che probabilmente avrebbe potuto scacciare l’ombra della solitudine in cui, invece, si trova a trascorrere la sua esistenza.
Sospeso nella sua incompiutezza e in questo mondo immobile, si è trovato a guardare la vita attraverso i suoi sosia, raccogliendoli in un’eccentrica collezione insieme a quelle che sembrano esperienze esistenziali senz’altro più interessanti della sua. A fargli compagnia ogni tanto è il nipote (non di sangue) Giulio, poi c’è Monica, che una volta alla settimana si prende cura dei suoi bisogni essenziali. Ma non è abbastanza. Così il vecchio, che inesorabilmente fa le cose tipiche dei vecchi (è lui stesso a definire tale se stesso e le sue azioni), per sfuggire all’emarginazione degli ultimi e per provare a dare un senso a ciò che pare non averne alcuno, dà vita al dottor Tancredi e a sua moglie Lucia.
Le storie di tutti si intrecciano in uno scenario terrificante, dove l’intolleranza, la paura e la speranza si fondono in un tempo che sembra non trascorrere mai. A rendere il tutto ancora più suggestivo è la scrittura dura e diretta che l’autore usa per dar voce all’anziano narratore. La voce di chi crede di non aver più niente da perdere, ma che in fondo non si è ancora arreso.
Una lettura da intraprendere, perché il libro è insolito, bizzarro tanto quanto intenso.
(La Books Hunter Barbara)

Titolo: La carne
Autore: Cristò Chiapparino
Editore: Neo Edizioni
Pagine: 168
Prezzo di copertina: € 14,00
Uscita: 19 novembre 2020
ISBN: 9788896176788
Nel mondo come era quando avevo otto anni tutti morivano, chi prima e chi dopo. Adesso nessuno è sicuro neanche di questo.
Un medico si confronta con strani fenomeni mentre sua moglie sogna una voce. Un uomo anziano racconta il mondo com’era, ma soprattutto come è diventato: la stasi, l’immobilità, un evento che ha bloccato e sospeso ogni cosa, anche la separazione tra vita e morte.
Per strada si aggirano persone in cerca di carne. Non sono aggressivi, pericolosi, vanno avanti per inerzia e si mettono in fila per il cibo. Ognuno ha un parente passato dall’altra parte. Nessuno sa se sono contagiosi. Nel dubbio, bisogna evitare di toccarli. E mentre i sani si organizzano, l’uomo ricorda, la storia si ripiega su se stessa, alla ricerca dell’inizio o verso nuove direzioni da seguire. Un romanzo narrativamente perfetto, enigmatico, affascinante. «”La carne” ha emozionato, commosso e meravigliato, con la sua enorme bellezza, un essere umano; e questo è, in fondo, tutto quello che voglio dire» (Paolo Zardi).
Cristò vive a Bari, libraio, suona il pianoforte e ha pubblicato cinque romanzi: Come pescare, cucinare e suonare la trota (Florestano, 2007), L’orizzonte degli eventi (Il Grillo, 2011), That’s (im)possibile (Intermezzi, 2015), Restiamo così quando ve ne andate (2017) e La meravigliosa lampada di Paolo Lunare (2019) per TestaRossa. Suoi contributi sono apparsi su la Repubblica, su alfabeta2 e, online, su Artribune e minima&moralia.