Recensione “Cara pace” di Lisa Ginzburg

Lisa Ginzburg, con Cara Pace, scrive una storia intensa, matura, piena: il rapporto profondo che lega due sorelle, l’una all’altra, entrambe al loro passato; la necessità di liberarsi e trovare la propria identità.

Questo romanzo racconta il lungo viaggio di Maddalena, non verso una meta prestabilita, ma verso l’interno di sé, alla ricerca di un confine: il punto esatto in cui finisce la sua coscienza e inizia quella di sua sorella Nina. Il punto in cui può liberare se stessa e aprirsi, senza maschere e senza ruoli, all’inaspettato che la vita ha da offrirle.

Sono cresciute insieme queste due sorelle, come è normale che sia. Ciò che invece è straordinario è che lo abbiano fatto potendo contare solo su loro stesse, sul loro amore, la loro vicinanza. Due bambine orfane, senza esserlo davvero. I genitori ci sono, sono vivi, ma non si occupano di loro. Non possono, non vogliono, non sanno farlo: poco importa. Importa solo che queste due bambine sono state affidate alle cure di una tata, in una casa di Roma che è solo loro: non quella in cui erano cresciute fino ad allora, non quella in cui si era trasferita sua madre, non a Milano dal padre. La “casa delle bambine”. 

Quattro muri confortevoli in cui provare a crescere, a diventare adulte, supportate dalla giovane Mylene, che da subito, e per fortuna, le ha educate al rigore dello sport: impegno, sacrificio, costanza, disciplina.

Un porto sicuro Mylene, a cui tornare quotidianamente, per avere una sorta di famiglia e una parvenza di stabilità. Vedono il padre nei weekend, quando lui può venire in visita, e la madre sporadicamente, durante gli incontri stabiliti dal giudice tutelare.

È in questo clima che crescono le due bambine, con quella sensazione di abbandono che non possono neanche definire tale. Non sono proprio abbandonate, non sono proprio orfane. E allora, cosa sono? Sono due sorelle che della loro unione fanno la loro forza.  Provano a camminare insieme su quella bizzarra strada chiamata vita. Sono molto diverse tra loro. Maddalena, la maggiore, è molto controllata, introversa, ama la solitudine. Si è faticosamente costruita il suo carapace, cara pace, in cui proteggersi dal mondo esterno, traendo forza dalla quiete di una personalissima dimensione. Nina è bella come la madre, disinvolta, capricciosa, insicura, molto socievole.

Anche ora che sono due donne adulte e vivono in due parti diverse del mondo, Maddalena protegge sempre sua sorella, la ascolta, la consiglia. La subisce.

Già perché Nina è una presenza ingombrante, una di quelle che ti ingloba al suo interno, fino a che i due elementi diventino uno solo. Nina è egocentrica, Maddalena è una sua estensione, lo specchio in cui guardarsi per riconoscersi davvero.
Ma arriva, a un certo punto della vita, il momento in cui due anime indistinte trovino il modo di scindersi in due identità separate?

Lisa Ginzburg intraprende la difficile missione di arrivare nel profondo dei sentimenti, dipingendone le sfumature con grande cura. Il lettore li percepisce vivi e pulsanti. La narrazione si sviluppa attraverso il filo delle emozioni, non quello temporale. Ci si muove avanti e indietro nel tempo, perché certe consapevolezze si costruiscono solo nell’arco di una vita intera. La costruzione delle frasi è molto particolare, a mio avviso ci si deve abituare prima di saperle apprezzare fino in fondo.
Ho trovato un po’ frettolosa la parte finale, rispetto al ritmo più lento del resto del romanzo, dove l’autrice sceglieva di soffermarsi sulle vicende significative in modo più accurato.

Un libro che consiglio perché attraverso di esso si arriva a scoprire l’intimità di sentimenti complessi, e riuscire a farlo con empatia è sempre costruttivo, ci insegna a conoscere gli altri e anche meglio noi stessi.

(La Books Hunter Barbara)

Cara pace

Titolo: Cara pace
Autore: Lisa Ginzburg
Editore: Ponte alle Grazie
Pagine: 256
Prezzo di copertina: € 16,00 – ebook € 9,99
Uscita: 17 settembre 2020
ISBN: 9788833314396

Libro incluso tra i dodici candidati al Premio Strega 2021
Finalista Premio letterario Chianti 2021

Due sorelle, una madre che se ne va. Lisa Ginzburg scava nella fragilità della coppia, tra i calcinacci della famiglia, raccontando con abilità estrosa la fatica femminile di crescere proteggendo e proteggendosi. Fino a sorprenderci con l’ipotesi che gettando via lo scudo si comprenda meglio la battaglia.

Maddalena, la maggiore, è timida, sobria, riservata. Nina, di poco minore, è bella e capricciosa, magnetica, difficile, prigioniera del proprio egocentrismo. Le due sorelle, legate dal filo di un’intima indistinzione, hanno costruito la loro infanzia e adolescenza intorno a un grande vuoto, un’assenza difficile da accettare. Ancora adesso, molti anni dopo, cercano di colmarla con corse, lunghe camminate, cascate di parole e messaggi WhatsApp che, da Parigi a New York, le riportano sempre a Roma, in una casa con terrazzo affacciata su Villa Pamphili, dove la loro strana vita, simbiotica e selvatica, ha preso forma.

È proprio a Roma che Maddi, da sempre chiusa nel suo carapace, decide di tornare, fuggendo dai ruoli che la sorella, prima, e la famiglia poi, le hanno imposto. Finalmente sola con sé stessa e con i suoi ricordi, lascia cadere le difese e, rivivendo i luoghi del passato, inverte le parti e si apre alle sorprese che riserva la vita. Padri e madri, amicizie e passioni, alberi e fiumi fanno da cornice a una storia d’amore e di abbandono che, come ogni storia viva, offre solo domande senza risposta. E misura con il metro felice della letteratura la distanza che intercorre tra la ferita originaria e la pace sempre e solo sfiorata della maturità.

Lisa Ginzburg

Lisa Ginzburg, scrittrice e saggista, vive e lavora a Parigi. Ha studiato alla Normale di Pisa e si è specializzata in mistica francese del Seicento. È stata direttrice di cultura della Unione latina.

Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Desiderava la bufera (Feltrinelli, 2002), Colpi d’ala (Feltrinelli, 2006), Per amore (Marsilio, 2016), Buongiorno mezzanotte, torno a casa (Italo Svevo edizioni, 2018) e Pura invenzione. Dodici variazioni su Frankenstein di Mary Shelley (Marsilio, 2018).


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