La vita lenta di Abdellah Taïa è un romanzo sulla precarietà della mente, sul potere del sentimento e sull’inospitale mondo dell’essere umano.
Con La vita lenta, l’autore narra la storia di Mounir ambientata in Francia, nel 2015. Mounir è un uomo di quarant’anni di origine marocchina, la cui condizione psicologica sembra ormai sfiorare il limite. Un racconto scritto con un’ansia crescente, con il riverbero delle cose che restano sullo sfondo e danno fastidio, togliendo qualcosa alla visuale.
Mounir è ossessionato dal rumore, e quello che fa la signora Marty, anziana donna di 80 anni che vive sopra di lui, è diventato ormai insopportabile e così il buon rapporto fra i due si incrina. Dopo le minacce dell’uomo la signora chiama la polizia per farlo arrestare.
Da questo momento in poi l’uomo comincia a raccontare la sua vita; quella vita lenta passata a cercare uno sguardo, un contatto, un respiro. Attimi spesi ad essere se stesso; l’omosessuale, l’amante occasionale, quello solo, quello in costante attesa e poi ancora l’abbandonato.
I ricordi diventano ricerca e la ricerca, mancanza. Gli amori, quei contatti nel mezzo della folla, senza vergogna, come se intorno non ci fosse nessuno. E poi gli sguardi, lasciati scivolare nella fantasia delle voglie represse.
Mounir desidera e desidera, prima di ogni altra cosa, di essere libero di viversi e vivere. Aborra ormai gli sguardi biechi della gente, non sopporta più il rumore incessante dei giudizi.
“Quello che ti accade non dipende soltanto da quello che accade in questo palazzo. Ma anche da quello che accade dentro di te. In te. Che cosa davvero non vuoi sentire? Questa è la domanda che dovresti farti. Che cosa è successo nella tua vita che non vuoi sentire, ammettere, accettare?”
La vita lenta racconta di attimi spesi bene e di come quegli attimi sappiano trasformarsi in pesanti ricordi, pronti a prenderci e a riportarci indietro in quel tempo sospeso, mai chiuso, che sembra non appartenerci più, e invece ci schiaccia ogni giorno.
È un romanzo strano, sì. Ti lascia addosso un velo di incertezza. Indubbia la capacità narrativa, forse troppe le riflessioni e le parole ripetute, ma certo l’intento. La confusione del personaggio diventa quella del lettore, non so se sia una nota positiva o negativa, ma è chiaro che un libro così debba anche far pensare. Come mi è chiaro che il confine con la vita dell’autore sia davvero minimo.
Non so se il silenzio sia una forma di viltà, forse è solo paura.
(la Books Hunter Jessica)

Titolo: La vita lenta
Autore: Abdellah Taïa
Editore: Funambolo Edizioni
Genere: Romanzo
Cartaceo: € 17,00
Pagine: 236
Uscita: 1 giugno 2021
In Francia, dopo gli attentati del 2015, Mounir, un intellettuale letterario parigino omosessuale di 40 anni di origine marocchina, vive in una situazione precaria. Si è appena trasferito in un appartamento in rue de Turenne. Madame Marty, anziana donna di 80 anni che vive al piano di sopra, lotta per sopravvivere in un minuscolo monolocale di 14 mq.
L’amicizia tra questi due esclusi dalla Repubblica si intensifica fino al giorno in cui si trasforma in un incubo. Gli scontri tra i due si susseguono. Esasperata, Madame Marty chiama la polizia per far arrestare Mounir.
Mescolando i suoi ricordi, i suoi pensieri, le sue riflessioni e i suoi slanci, Mounir ci presenta la sua infanzia in un quartiere marocchino, come ha vissuto la sua omosessualità, il suo esilio volontario, la solitudine degli invisibili. Una critica al razzismo e all’omofobia ben narrata, una lettura delirante che culmina in un finale inaspettato.

Abdellah Taïa è uno scrittore, regista e sceneggiatore marocchino. Nato nel 1973 a Salé, ha studiato letteratura francese all’Università di Rabat, Ginevra e Parigi, città quest’ultima dove ormai vive stabilmente. In Francia ha pubblicato diversi titoli di successo. La vita lenta è il suo ultimo romanzo (pubblicato in Francia nel 2019 da Editions du Seuil). Ha ricevuto una menzione speciale al Premio Roman Gay 2019 ed è stato selezionato per il Premio Renaudot e per il Premio Goncourt 2019.