Recensione “La lunga notte di Parigi” di Ruth Druart

La lunga notte di Parigi è un romanzo sull’amore e sui sacrifici che si è disposti a fare in suo nome. È il racconto di un confine tracciato dagli eventi, davanti al quale è impossibile stabilire cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. È una storia di coraggio.

È il 1944 e la Francia è occupata dai nazisti. Le deportazioni degli ebrei sono avviate ma ancora i francesi non sanno cosa ci sia alla fine della corsa di quei treni maledetti. Qualcuno lo sospetta, qualcuno rifiuta anche solo di pensarla un’atrocità del genere. Jean-Luc è un operaio delle ferrovie e lavora alla stazione di Drancy: lui se lo immagina cosa succede a quelle persone disgraziate che vengono ammassate sui vagoni bestiame. I nazisti ci provano a tenere tutto nascosto, ma ormai la disperazione è tangibile, si avverte ovunque.

In una notte come tante, di quelle che si portano via migliaia di persone verso un destino atroce, un treno si ferma per un problema ai binari. Jean-Luc viene portato sul luogo e i suoi occhi vedono ciò che il suo cuore aveva percepito da un po’: l’angoscia è dipinta sui loro volti, la paura si è impadronita delle loro anime, i loro occhi sono buchi profondi pieni solo di oscurità. Solo uomini, donne, vecchi e bambini. Stanno andando a morire.

Jean-Luc aveva provato a fare qualcosa per evitare almeno uno di quei terribili viaggi della morte, ma non c’era riuscito. Ora si sente peggio di sempre, è impotente. Può solo guardarli e neanche troppo intensamente, altrimenti prende manganellate dai soldati tedeschi. Si muovono come una grande marea di fantasmi, annaspano e cercano aiuto con gli occhi, bisbigliano il loro quasi muto grido di dolore. Jean-Luc si sente gelare dentro, fino a quando una donna quasi lo travolge, abbandonandogli sul petto un fagottino caldo.

Un nasino rotondo spunta da strati di stoffa, due occhi scuri si aprono per guardarlo dritto in faccia. Mentre il neonato lo fissa solennemente, i rumori di fondo sembrano svanire.
«Ti prego, prendi il mio bambino! Si chiama Samuel. Prendilo!».

E da quel momento, quel gesto coraggioso che solo una madre può compiere, cambierà irrimediabilmente le vite di molte persone.

Jean-Luc e la sua compagna Charlotte fuggono in America, consapevoli del fatto che avrebbero fatto di tutto per tenere quel bambino al sicuro. I suoi genitori sono finiti ad Auschwitz e lì sono morti, ora sono loro la sua famiglia.

Gli anni passano, ben nove, Sarah e David non smettono di sperare. Sono sopravvissuti all’orrore del campo di sterminio, forti nella determinazione di ritrovare il loro piccolo Samuel. Dentro di loro sanno che è vivo, che quell’operaio delle ferrovie aveva fatto la cosa giusta. Finalmente sono sulle sue tracce, forse questa volta lo hanno davvero trovato; intanto in America la polizia suona al citofono di Jean-Luc e Charlotte.

Ruth Druart, da qui in poi, non parla di sbagli, di colpe, di chi abbia commesso o meno degli errori: racconta l’amore, quello incondizionato e forte, l’unico che può dare il coraggio di fare scelte impossibili. 

È stata bravissima in questo, delicata e spontanea. Non ha scelto di forzare sui concetti di torto o ragione, piuttosto si è focalizzata su quanto una madre e un padre siano disposti a fare per i propri figli. Quando una persona accetta che la propria immensa sofferenza, sia il prezzo da pagare per la felicità di un altro essere umano, allora di fronte a lei bisogna stare in silenzio, bisogna averne il più totale rispetto, bisogna solo provare la voglia irrefrenabile di abbracciarla.

Un romanzo da leggere, da capire e da cui imparare.

(La Books Hunter Barbara)

La lunga notte di Parigi

Titolo: La lunga notte di Parigi
Autore: Ruth Druart
Editore: Garzanti
Pagine: 480
Prezzo di copertina: € 17,90 – ebook € 9,99
Uscita: 6 maggio 2021
ISBN: 9788811813699

Nulla può spezzare l’amore di una madre.

È una lunga notte a Parigi. La città dorme quando si ode un sussurro gridato. Un sussurro che dice: addio. Potrebbe sembrare la fine di una storia, invece è solo l’inizio. Jean-Luc stringe tra le braccia il piccolo Sam, che la madre, con il dolore nel cuore, gli affida ancora neonato per salvarlo da un infausto destino. Siamo nel 1944 e Jean-Luc, che lavora per le ferrovie francesi, sa che i treni in partenza da Parigi hanno come unica destinazione i campi di sterminio tedeschi. Ha anche provato a sabotare alcuni convogli, ma senza successo. Per questo accetta di prendere con sé Sam: non ha potuto salvare altri bambini, salverà lui. Ma Jean-Luc sa che restare in città è troppo pericoloso. Il nemico è ovunque.

Deve scappare dove esiste ancora una possibilità di essere liberi, quindi decide di partire con la moglie e il piccolo per l’America. Insieme costruiranno una famiglia. Perché così si sentono anno dopo anno. Fino a quando, un giorno, qualcuno bussa alla loro porta.

I genitori di Sam sono sopravvissuti, lo hanno cercato senza sosta per anni e ora vogliono riabbracciarlo. Una madre e l’uomo che ha salvato suo figlio si trovano uno di fronte all’altra. Ma il confine tra giusto e sbagliato, tra legami di sangue e legami di affetto è labile come l’ultima luce che indora la Senna sul far della sera. Un esordio venduto in 25 paesi che dalla stampa è stato definito un libro essenziale. Un romanzo che invita a non dimenticare gli orrori del nazismo, le scelte sofferte, le famiglie distrutte dalla guerra e dalla violenza degli uomini. Un romanzo che, all’ombra di una delle città più affascinanti al mondo, racconta un’atroce pagina della storia mondiale. Un romanzo che, dietro la magia di un affetto sincero, dà voce a una verità che cambia ogni cosa. Perché quando il mondo è capovolto, anche un gesto d’amore può avere conseguenze imprevedibili.


Ruth Druart

Ruth Druart è cresciuta sull’isola di Wight e ha studiato psicologia alla Leicester University. Vive a Parigi dal 1993, dove ha intrapreso una carriera nell’insegnamento.


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