“Fiore di roccia” è un libro che celebra il coraggio di scegliere la libertà. A qualunque costo. Anche e soprattutto se altri hanno provato a tracciare e imporre un destino diverso.
All’inizio di questa lettura ho fatto fatica. L’argomento è stato chiaro sin dal principio e quindi mi ero preparata ad affrontarlo in un certo modo. Ma non era quello giusto. Avevo la sensazione che l’autrice avesse scelto una scrittura troppo laboriosa per narrare una storia che è già tanto greve di suo. Invece, continuando la lettura, ho capito di essere lontana dalla verità. Quella di Ilaria Tuti, in questo romanzo, è una scrittura piena, solenne. Soprattutto onorifica: solo parole come le sue avrebbero potuto dare il giusto merito al coraggio. Solo scrivendo in questo modo ha potuto trasferirmi la fatica dell’impresa compiuta dalle Portatrici Carniche.
Agata è una giovane donna di Timau, una frazione nella provincia di Udine, sulle Alpi Carniche. È povera e accudisce un padre malato, intrappolato in un corpo ormai inerme.
Siamo nel 1915 e la Prima Guerra Mondiale miete vittime senza pietà. Sulle vette delle Alpi friulane, a pochi passi dalla terra di nessuno e dal confine austriaco, le trincee sono piene di ragazzi coi fucili puntati. Trincee piene di giovani vite, che un attimo dopo traboccano di morte.
Sono soli i soldati, lassù. Senza conforti, in compagnia solo della paura di morire o perdere la propria anima.
Ci sono donne in paese, in tutta la valle, chiamate ad aiutarli. Conoscono la montagna, conoscono la fatica. Non hanno paura dell’una e neanche dell’altra. Devono salire come solo loro sanno fare, con le gerle calcate sulle spalle, piene di rifornimenti e armi. Devono ignorare il peso che scortica la pelle delle scapole, la fame che brucia le viscere, la paura di saltare in aria con il loro carico. Il terrore dei diavoli bianchi, cecchini nemici appostati e pronti a colpire i bersagli.
Agata è una di loro, è una Portatrice. Rispondono alla chiamata queste donne straordinarie e sulle cime dei monti ottengono la gratitudine vera dei soldati. Quella che è fatta di poche parole ma è autentica. Quella che può arrivare solo da uno dei sentimenti più alti dell’essere umano: il rispetto.
Non dovrebbe essere così, questo è vero. Il rispetto dovrebbe essere a prescindere e non riconosciuto solo a fronte di tanto coraggio.
È un triste retaggio delle nostre donne offrire sacrificio in cambio di considerazione, come non avessimo altro, come se non fossimo altro.
Eppure quella considerazione è forza che scorre nelle vene. La compassione di queste donne ha qualcosa di sacro, lo sanno loro e lo sanno i soldati. Nella disperazione più nera, la necessità di adempiere a un compito può essere salvifica.
È difficile ammettere di poter trovare compimento nella tragedia.
Queste donne sono figlie, sono madri, sono sorelle. Sono pudiche di fronte al dolore, lo rispettano. Hanno la forza delle guerriere e la paura dei saggi. Sono pronte a combattere e trovano la consapevolezza di cosa sono capaci.
Per un momento sono l’Artemisia di Alicarnasso di cui narrano le cronache antiche, generale di Serse il Grande, comandante di vascelli. Non è vero che le donne non sono mai scese in battaglia. Semplicemente, l’uomo le ha dimenticate.
Agata perderà molto in questa guerra e molto guadagnerà: troverà la vera se stessa e altre persone a cui donare la propria fiducia, amicizia, amore. Sarà l’inizio della sua emancipazione, così come lo è stato per tante altre donne: le conquiste più importanti, spesso passano dal sacrificio estremo. Molte e molti hanno combattuto in passato per garantire alle nuove generazioni un futuro migliore: a loro deve andare la nostra gratitudine e l’onore del ricordo.
Ricordare è nostro dovere e responsabilità. In tempi in cui ci si riempie spesso la bocca in modo inopportuno di parole come «Italia», «Patria» e «confini», teniamo ben presente ciò che hanno significato per milioni di giovani, da entrambe le parti, e cerchiamo di recuperare un sentimento di pudore davanti al sacrificio.
Ilaria Tuti
(La Books Hunter Barbara)

Titolo: Fiore di roccia
Autore: Ilaria Tuti
Editore: Longanesi
Pagine: 320
Prezzo di copertina: € 18,80 – ebook € 9,99
Uscita: 8 giugno 2020
ISBN: 9788830455344
«Quelli che riecheggiano lassù, fra le cime, non sono tuoni. Il fragore delle bombe austriache scuote anche chi è rimasto nei villaggi, mille metri più in basso. Restiamo soltanto noi donne, ed è a noi che il comando militare italiano chiede aiuto: alle nostre schiene, alle nostre gambe, alla nostra conoscenza di quelle vette e dei segreti per risalirle. Dobbiamo andare, altrimenti quei poveri ragazzi moriranno anche di fame.
Questa guerra mi ha tolto tutto, lasciandomi solo la paura. Mi ha tolto il tempo di prendermi cura di mio padre malato, il tempo di leggere i libri che riempiono la mia casa. Mi ha tolto il futuro, soffocandomi in un presente di povertà e terrore. Ma lassù hanno bisogno di me, di noi, e noi rispondiamo alla chiamata.
Alcune sono ancora bambine, altre già anziane, ma insieme, ogni mattina, corriamo ai magazzini militari a valle. Riempiamo le nostre gerle fino a farle traboccare di viveri, medicinali, munizioni, e ci avviamo lungo gli antichi sentieri della fienagione. Risaliamo per ore, nella neve che arriva fino alle ginocchia, per raggiungere il fronte. Il nemico, con i suoi cecchini – diavoli bianchi, li chiamano – ci tiene sotto tiro. Ma noi cantiamo e preghiamo, mentre ci arrampichiamo con gli scarpetz ai piedi. Ci aggrappiamo agli speroni con tutte le nostre forze, proprio come fanno le stelle alpine, i «fiori di roccia».
Ho visto il coraggio di un capitano costretto a prendere le decisioni più difficili. Ho conosciuto l’eroismo di un medico che, senza sosta, fa quel che può per salvare vite. I soldati ci hanno dato un nome, come se fossimo un vero corpo militare: siamo Portatrici, ma ciò che trasportiamo non è soltanto vita. Dall’inferno del fronte alpino noi scendiamo con le gerle svuotate e le mani strette alle barelle che ospitano i feriti da curare, o i morti che noi stesse dovremo seppellire. Ma oggi ho incontrato il nemico. Per la prima volta, ho visto la guerra attraverso gli occhi di un diavolo bianco. E ora so che niente può più essere come prima.»

laria Tuti è nata a Gemona del Friuli, in provincia di Udine. Ha studiato Economia. Appassionata di pittura, nel tempo libero ha fatto l’illustratrice per una piccola casa editrice. Il thriller Fiori sopra l’inferno (Longanesi) del 2018 è il suo libro d’esordio. Tra i suoi libri ricordiamo anche: Ninfa dormiente (Longanesi, 2019) e Fiore di roccia (Longanesi, 2020). Del 2021 il romanzo La luce della notte, il ritorno dell’amatissima Teresa Battaglia in un romanzo di rinascita e speranza. Nello stesso anno esce Figlia della cenere (Longanesi).