Iaia Caputo in “La versione di Eva”, traccia un punto di vista inedito sulla vita di un’icona del ‘900: il suo.
Nel libro Iaia Caputo racconta le vicende legate a Eva Perón: dalla ragazza in cerca di fortuna alla donna amata dall’Argentina. Traccia, pagina dopo pagina, fra testimonianze e riflessioni personali, la vita breve di Evita; quella vita che conteneva mille versioni di lei, domandandosi quale fosse quella vera, se mai ce n’era una.
L’autrice è affascinata dal mito di Eva Perón da anni, come lo sono chissà quante persone al mondo. Una delle tante sono io.
Quando ho avuto questo libro fra le mani, mi sono chiesta se non fosse solo un caso; il 26 luglio avevamo segnalato la ricorrenza della sua morte sul blog e per questo avevo fatto delle ricerche. Da lì avevo messo in wishlist il suo libro di memorie “La ragione della mia vita“. Mi aveva ricordato anche quel tempo in cui Madonna, correva l’anno 1996, l’aveva interpretata cantando “Don’t cry for me Argentina” nella trasposizione cinematografica del musical, intitolata “Evita”, insieme ad Antonio Banderas.
Incanta ancora. Questo è certo. Eva Duarte (questo il suo cognome da nubile) ha vissuto solo 33 anni. È morta per un tumore. Quindi, mi chiedo, cosa poteva sapere di sé stessa più di quel che pensava di sapere la gente? Era una ragazza. Eppure da povera e “bastarda”, come veniva definita, ha percorso la strada giusta, certo, una strada dissestata, ma che l’ha portata al generale Juan Domingo Perón. Fortuna o sfortuna, visto come andarono le cose? Questa domanda resterà per sempre aperta.
Quel che è certo è che le ali le sono state spezzate prima dall’uomo che amava e successivamente dalla vita stessa. Il peronismo però, a mio avviso, è riconducibile più a Evita, che allo stesso Perón. Ma è giusto una sensazione…
A settant’anni di distanza dalla sua morte, Evita non smette di far parlare di sé.
Iaia Caputo con La versione di Eva traccia un nuovo possibile capitolo della sua storia. Una versione. Un modo di pensarla. Di destreggiarsi in quel personaggio che è stata. Un modo di amarla e odiarla allo stesso tempo, di credere nella bontà del suo spirito, ma anche quello di ammettere le sue lacune. Come se la conoscesse e avesse deciso di raccontarla senza remore. E forse è anche un modo per liberarsi di lei.
La versione di Eva è un libro davvero interessante, ben scritto, che stimola la ricerca. Ho passato sere a cercare nomi, guardare visi, leggere date e ascoltare la voce di Eva attraverso video statici, in cui traspare però dal suo tono, quello che le è mancato, che pensava di esser vicina ad avere e che, invece, le è stato maldestramente tolto.
Iaia Caputo è cruda nell’ammettere che il suo personaggio realmente vissuto, forse non è stato perfetto, ma che proprio in quella imbarazzante imperfezione, ha scritto i suoi ultimi anni decisamente bene, sbavati appena ai lati, ma che in qualche modo, sono rimasti nelle memorie di molti.
(la Books Hunter Jessica)

Titolo: La versione di Eva
Autrice: Iaia Caputo
Editore: Mondadori
Genere: Romanzo
Cartaceo: € 19,00 / Ebook: € 9,99
Pagine: 240
Uscita: 3 maggio 2022
Quando muore, Eva Perón è ancora una ragazza, una ragazza che ha conquistato la devozione innamorata del suo popolo e ha lasciato tracce sensibili nell’immaginazione di tutto il mondo. Dal 1952 non ha smesso di tornare sulla scena come un fantasma, come un’apparizione, come un’allegoria. È rivissuta al cinema, nelle biografie storiche, nel musical, e continua a essere un personaggio del Novecento che sconfina oltre il limite del millennio e si presenta, in una luce cangiante e quasi feroce, a cantare la sua canzone.
Iaia Caputo si sottrae alla “canzone”, entra in Evita e al contempo la spia con gli occhi di testimoni diversi, la segue dall’adolescenza stracciata alla giovinezza di un riscatto che arriva morso dopo morso: giunta all’apice del potere, incarnando l’anima stessa del peronismo, esce presto di scena dentro la luce accecante di una santità malata. La “versione di Eva” è in realtà una versione che moltiplica le voci e disegna un destino ancora incompiuto, quasi che la determinazione di una donna inventrice di se stessa e cresciuta troppo in fretta fosse andata di pari passo con le maschere attraverso le quali il mondo ha creduto di conoscerla.
Iaia Caputo racconta la bambina “bastarda”, la giovane alla ricerca del successo nella Buenos Aires spietata e sfolgorante degli anni Trenta e la Signora dell’Argentina, la febbre dei gesti e il candore dell’ispirazione, la retorica inclusiva e il teatro dietro le quinte, la volgarità e l’eleganza, l’intelligenza politica e la dismisura delle sue passioni, racconta la spirale delle voci che l’hanno accompagnata, e ci sorprende con una nuova grana di voce, capace di riscrivere e reinventare non tanto quel personaggio ma l’ossessione che è diventato nella sua immaginazione.

Iaia Caputo (Napoli, 1960) vive a Milano. Conduce corsi e workshop di scrittura creativa e autobiografica. Nell’area saggistica ha pubblicato Di cosa parlano le donne quando parlano d’amore (2001), Le donne non invecchiano mai (2009), Il silenzio degli uomini (2012). I suoi romanzi sono Dimmi ancora una parola (2006), Era mia madre (2016) e Il gusto di una vita (2020).
Inserito nel mio promemoria di libri da leggere.
Bravo Carlo, questo libro è interessantissimo.