“Namiko e i giardini di Kyoto” è la storia del cambiamento. Quello di vita, che non può prescindere da un cambiamento più profondo, spirituale, che tocca l’essenza e la sconvolge.
La prima cosa che mi viene da dire, è che questo libro e io non siamo entrati in sintonia. E credo sia più colpa mia che sua. Sento di essere stata una cattiva lettrice per lui. O forse, era solo il momento che non era giusto. Noi siamo fatti anche di momenti, e non sempre ci troviamo nella condizione di saper andare oltre un nostro limite. A volte non siamo pronti a rapportare noi stessi coi personaggi che incontriamo nelle storie che leggiamo. Quanto meno, è quello che penso riferendomi a me stessa.
Se dovessi dire quale è stato il sentimento dominante che mi ha accompagnato per tutta la lettura, sarebbe senz’altro la malinconia. Non credo nemmeno che fosse nell’intenzione dell’autore trasmetterla, sono consapevole di essermela cucita addosso io, di mia spontanea volontà. Per tutto il tempo, ho avuto quella strana sensazione della “catastrofe imminente”, del “troppo bello per essere vero”. Non vi dirò se la mia sensazione è diventata reale o meno, lascio a voi nuovi lettori la scoperta del finale. E non è nemmeno questo l’importante. È nel viaggio che mi sono persa.
In questo libro c’è senz’altro il confronto di due modi di vivere e pensare tanto distanti tra loro, c’è la mentalità occidentale che si raffronta con quella orientale, c’è il cammino che cambia a seconda che a guidare sia la ragione o il cuore. E la chiave di tutto è Namiko, la bella studentessa giapponese, amante dei giardini in cui si sospira alla luna e si rende omaggio ai ruscelli. È proprio con lei che non sono riuscita a connettermi.
Questa creatura talmente perfetta, da risultare quasi ultraterrena. I suoi sussurri incantano, i suoi gesti sono armonia pura, ogni suo pensiero pare possedere la verità assoluta. Mai una parola banale, mai un solo pensiero banale: tutto è condotto al più alto livello spirituale. Persino un suo sorriso pare essere in grado di svelare i più reconditi segreti dell’universo. Lei è un tutt’uno con la natura, con l’essenza pura di ogni essere vivente. Pare essere l’unica al mondo ad aver compreso la vita nel suo significato più profondo, vero e onesto. Almeno è così che la dipinge il narratore, un giornalista di Amburgo che, nemmeno a dirlo, di lei si innamora al primo sguardo. E dal quello sguardo in poi, nulla sarà più come prima.
Per me, è stato troppo. Namiko è tutto troppo. Per quanto mi riguarda, a volte un sospiro è solo un sospiro e non necessariamente racchiude in sé la verità dell’universo. Io mi sono spesso trascinata in questa lettura, mi sono sentita appesantita da troppa profondità, cercata forzatamente in ogni dove e in ogni quando. Ritengo però che non sia così per tutti. Credo che altri potranno trovare questo libro incantevole, perdersi beatamente nei suoi luoghi così carichi di intensità e bellezza, amare Namiko come io non ho saputo fare.
(La Books Hunter Barbara)

Titolo: Namiko e i giardini di Kyoto
Autore: Andreas Séché
Editore: Mondadori
Pagine: 156
Prezzo di copertina: € 17,50 – ebook € 9,99
Uscita: 15 febbraio 2022
ISBN: 978-8804746119
Quando un giornalista tedesco di ventinove anni si reca in Giappone per un reportage sull’arte dei giardini, non può certo prevedere che questo viaggio cambierà la sua vita per sempre. Nel corso delle sue passeggiate nei giardini di Kyoto incontra infatti la misteriosa e sensibile studentessa Namiko, custode di un rapporto intimo con la natura, e ne rimane immediatamente affascinato.
Ascoltandola ripercorrere l’arte millenaria che rende questi giardini spazi di meditazione e armonia, si rende conto che la donna sussurra e che il tono sommesso della sua voce regala alle parole un’intensità e un significato del tutto nuovi, in grado di toccare le corde più profonde dell’anima. Namiko sussurra non solo con le parole, ma anche con i gesti, lo sguardo e il tatto.
Per il giornalista è solo il primo passo di un lungo viaggio, dentro una cultura celata nei caratteri della scrittura e nei tradizionali kúan che il protagonista inizierà a comprendere con l’aiuto del padre di Namiko. Finché una notte, seduto al fianco della giovane donna nel “giardino dei sospiri alla luna” ad ascoltare la melodia di un flauto tradizionale, si troverà a dover prendere una decisione difficile e da cui non potrà tornare indietro. Attraverso una storia d’amore unica e commovente che mette a confronto la mentalità occidentale con quella orientale, questo romanzo esplora l’eterno dilemma tra ragione e cuore, tra avere ed essere, trovando una risposta nella poesia.

Andreas Séché, nato nel 1968, ha lavorato come giornalista per diversi quotidiani ed è stato redattore di una rivista a Monaco di Baviera per dodici anni prima di tornare nella sua patria, il Basso Reno, dove risiede attualmente.
Ha vissuto anche in Giappone ed è particolarmente affascinato dai giardini di Kyoto, che lo hanno ispirato a scrivere questo romanzo. Oggi lavora come giornalista freelance e autore.
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