Yari Selvetella con Vite mie, racconta la ricerca di se stessi nel mondo, dentro se stessi, nel proprio amore, quello che non giudichiamo mai, perché sembra esser giusto il modo in cui lo usiamo con gli altri, ma è così? Sappiamo amare bene?
Nel suo ultimo libro Yari Selvetella si muove in una dimensione familiare, ampia; un contesto di vite racchiuse in una casa che immagino senza muri eppur poco luminosa, luogo da dove partono spessi fili attaccati alle vite di ogni suo abitante per contenerlo, tenerlo stretto, non lasciarlo andare.
Una Roma di luci e ombre, di luoghi conosciuti, teatro della vita di una famiglia numerosa e allargata, quella di Claudio, che spezzando e ricucendo la sua esistenza dopo un grande lutto, cerca il collante perfetto giorno dopo giorno, affinché tutto resti insieme, in modo che quel che sembra normale, resti tale.
Eppure per quanto Claudio cerchi di vivere quella vita con Agata e i loro quattro fra bambini e ragazzi, c’è qualcosa che lo avviluppa a sé, un richiamo a ciò che è stato, a ciò che poteva essere e allora comincia a vedersi riflesso negli altri, come se certi incontri fossero specchi pronti a rimandargli una nuova o vecchia immagine di sé. Somiglianze, pezzi di se stesso sparsi per Roma, per gli appartamenti che decide di vedere nello slancio di voler cambiare casa o vita o, magari, trovare quella che si è perso da qualche parte, in un tempo ormai sfuocato.
Vite mie sembra essere una ricerca continua di qualcosa che non si conosce; un modo di recidere quei fili, di darsi o trovare pace. A volte questo romanzo confonde, tende a mischiare. Gli eventi sono così tanti, il tempo pare stringersi, il fiato mancare, la mente opporsi. La ricerca del modo giusto di amare è così stressante?
Yari Selvetella ha la capacità di non perdersi in lunghi ragionamenti, parabole di vita, oggetti da buttare e altri da tenere, anche se spesso ha fatto perdere me. Non è stato semplice seguirlo fino alla fine. Il protagonista a volte mi è parso troppo esasperante ed esasperato. È vero, l’amore a volte è esattamente questo, ma leggerne così, per me è stato faticoso. O forse, come si usa dire quando un libro non ci ha convinti, è il momento in cui è avvenuta la lettura a essere sbagliato? Chissà.
(la Books Hunter Jessica)

Titolo: Vite mie
Autore: Yari Selvetella
Editore: Mondadori
Genere: Romanzo
Cartaceo: € 18,50 / Ebook: € 9,99
Pagine: 252
Uscita: 11 ottobre 2022
Amare non è sufficiente, bisogna sapere come si fa. Talvolta una vita non basta a impararlo per bene, oppure l’abilità coltivata negli anni si dissolve misteriosamente e non rimane altro che un senso di inadeguatezza e di nostalgia. Serve più di una vita, a Claudio Prizio, per poter sentire che sta davvero ricominciando da capo. Gli serve, anzitutto, cercare sé stesso negli altri.
Claudio chiede riparo, come ha sempre fatto, alla famiglia, ma anche gli equilibri domestici si stanno ormai modificando. La sua è una famiglia particolare e al tempo stesso normalissima, che custodisce grandi dolori, legami insoliti e momenti di autentica felicità. Tutti devono trovare la forza di lasciar andare il passato: la sua compagna Agata, i suoi quattro figli – due dei quali ormai adulti – e soprattutto lui.
Claudio cerca sé stesso in casa, ma anche nella sua città: Roma è così prodiga di incontri che finisce per stordirlo in un vortice di coincidenze. Da qualche tempo, infatti, Claudio non fa che ravvisare somiglianze tra sé e le persone in cui si imbatte: un guidatore distratto che quasi lo investe al semaforo, un rocker attempato, un agente immobiliare, una donna che si è rifugiata in campagna. I suoi simili sono specchi, ma anziché aiutarlo a comprendere la propria identità, sembrano avvilupparlo in un gioco di riflessi senza scampo.
Come si fa a passare oltre preservando la memoria, ma senza diventarne schiavi? Roma, che tutto custodisce e a niente pare far caso, è una maestra in quest’arte, e suggerirà a Claudio lo stratagemma – l’ultima illusione, forse – per liberare sé stesso e coloro che ama.
Vite mie è una impetuosa esplorazione esistenziale spinta avanti da domande brucianti: cosa vuol dire amare a un certo punto della vita, e quando la vita ha già colpito duro? Come si fa a non dare per scontati i nostri legami e renderli invece speciali, unici e duraturi?
Un romanzo pervaso di riflessioni sull’amore, sulla famiglia, sul nostro rapporto con il tempo che passa. Un libro emozionante e commovente che con una scrittura ipnotica, nitida, plastica, prova a raccontarci qualcosa di essenziale che sempre ci sfugge.
Abbiamo già letto Yari Selvetella nel 2018. Leggi la nostra recensione del suo libro “Le stanze dell’addio”.
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Yari Selvetella è nato a Roma nel 1976. Tra i suoi ultimi romanzi Le regole degli amanti (Bompiani 2020), premio Cambosu, Le stanze dell’addio (Bompiani 2018), candidato al premio Strega, La banda Tevere (Mondadori 2015). Ha pubblicato il libro di poesie La maschera dei gladiatori (CartaCanta 2014). Si è a lungo occupato di storia della criminalità con saggi e reportage di successo. Giornalista e autore televisivo, lavora per la Rai.