Veronica Raimo in “Niente di vero”, racconta la famiglia e l’individualità. La persecuzione del non detto e del costruito. Tutto quello che diciamo per sembrare giusti, ma che invece ci proietta in una realtà artificiosa a cui tutti credono, a cui iniziamo a credere anche noi.
Nel suo libro Veronica Raimo, decide di dire ciò che di vero nella sua vita non è mai stato. Riordina i pensieri, li analizza ammettendo che più di un elemento è stato creato per far funzionare quel meccanismo chiamato vita.
Veronica, o VEriKa, per accontentare entrambi i genitori, è finalmente davvero se stessa in questo romanzo. La sua è una famiglia come tante, piena di colori poco chiari, con ansie e manie, frustrazioni, verità mai provate. Lei è se stessa, prima bambina poi donna e si racconta senza più filtri, tra fidanzati, lavori, viaggi, amici e parenti. Rotola in quelle che una volta erano le sue incertezze, i suoi difetti e sfalda tutto; guardando da un’altra prospettiva, deride e si deride.
È come se VEriKa a un certo punto svuotasse il sacco – se stessa – è guardasse il ciarpame buttato a terra e iniziasse a frugarci in mezzo, trovando mozziconi di matite, persone, foto scattate male, pagine di giornale di epoche diverse, biglietti aerei, dediche di vecchi amici, cellulari rotti, preservativi, abiti di improbabile fattura e molto altro. E in un tutto questo, decidesse per ogni singolo oggetto, di raccontare la verità del perché si trova lì. L’altra verità, quella vera.
E ogni oggetto oltre ad appartenerci, si sa, appartiene a qualcos’altro, a qualcun altro prima di noi. Oppure custodisce una storia che al tempo ci era sembrata magnifica e ora, dopo anni che quell’oggetto – o persona – salta fuori, ci rendiamo conto di quanto in realtà sia distante da noi. Di quanto ci abbia ferito o confortato. Di quanto ci faccia sentire ridicoli.
La scrittura di Veronica Raimo è lucida, diretta, libera. Una narrazione vicina al lettore che lo diverte, lo esorta a ridere di lei, perché in fondo è ridere di se stessi, delle nostre imperfezioni, di quei parenti che fingi non siano parenti tuoi, di quel difetto che fingi non esser tuo o che copri.
Un libro che vi consiglio, per il modo con cui l’autrice ha deciso di essere più Veronica che VEriKa, per i sogni che facevano acqua da tutte le parti di cui racconta, per quelli in cui non credeva o che erano doppioni di altri, ma che si sono avverati. Per quel via vai che sembra incredibile invece è vero, di cose e persone, che segnano, frugano e portano via pezzi di noi senza mai restituire o scambiare. E poi fa sorridere. E tanto basta.
(la Books Hunter Jessica)

Titolo: Niente di vero
Autrice: Veronica Raimo
Editore: Einaudi
Genere: Romanzo
Cartaceo: € 18,00 / Ebook: € 9,99
Pagine: 176
Uscita: 1 febbraio 2022
La lingua batte dove il dente duole, e il dente che duole alla fin fine è sempre lo stesso. L’unica rivoluzione possibile è smettere di piangerci su. In questo romanzo esilarante e feroce, Veronica Raimo apre una strada nuova. Racconta del sesso, dei legami, delle perdite, del diventare grandi, e nella sua voce buffa, caustica, disincantata esplode il ritratto finalmente sincero e libero di una giovane donna di oggi. Niente di vero è la scommessa riuscita, rarissima, di curare le ferite ridendo.
All’origine ci sono una madre onnipresente, «a cui sono attribuite esternazioni d’ansia talmente brillanti da far sembrare fiacchi i genitori di Bridget Jones» (Nicola H. Cosentino, «la Lettura – Corriere della Sera»); un padre pieno di ossessioni igieniche – dopo Černobyl′ «l’unico cibo consentito erano prodotti in scatola confezionati prima del 26 aprile 1986» – e architettoniche; e un fratello genio precoce, centro di tutte le attenzioni.
Circondata da questa congrega di famigliari difettosi, Veronica scopre l’impostura per inventare se stessa. Se la memoria è una sabotatrice sopraffina e la scrittura, come il ricordo, rischia di falsare allegramente la tua identità, allora il comico è una precisa scelta letteraria, il grimaldello per aprire all’indicibile.

Veronica Raimo è nata a Roma nel 1978. Ha scritto i romanzi: Il dolore secondo Matteo (minimum fax 2007), Tutte le feste di domani (Rizzoli 2013) e Miden (Mondadori 2018), uscito in UK, Usa e Francia. Nel 2019 ha scritto il libro di poesie Le bambinacce con Marco Rossari (Feltrinelli). I suoi racconti sono apparsi su diverse antologie e riviste, sia in Italia che all’estero. Per Einaudi ha pubblicato Niente di vero (2022). Ha cosceneggiato il film Bella addormentata (2012) di Marco Bellocchio. Si occupa di giornalismo culturale per diverse testate. Ha tradotto dall’inglese, tra gli altri: Francis Scott Fitzgerald, Octavia E. Butler, Ray Bradbury.